Marco Pannella è stato quello che i grillini dicono di voler essere: disinteressati, onesti, gente che parla d’altro, senza farsi coinvolgere dai riti cabarettistici delle polemiche di schieramento.
L’uomo è riuscito ad attraversare un cinquantennio di politica italiana senza arricchimenti personali, senza incarichi rilevanti, padrone delle strade senza guardie del corpo, salutato con un “ciao, Marco” quando ancora si dava dell’ “eccellenza” a qualsiasi carneade parlamentare.
Occupato a migliorare la vita degli altri nella sostanza del loro status giuridico, nella difesa degli affetti e delle scelte private, si è sempre esposto personalmente e fisicamente al rischio di quelle battaglie, senza mai difendersi dietro seggi ed immunità.
Pannella è sempre appartenuto all’Italia delle “lucciole” pasoliniane, anche dopo che il craxismo e il berlusconismo avevano finito di sconvolgerne l’antropologia e l’identità.
L’anticlericalismo in punta di diritto praticato da Pannella, che è stato la grande levatrice per l’istituto del referendum abrogativo in Italia, è però risultato veramente vittorioso solo in seguito al consumismo e nonostante il conformismo strumentale dei regimi filo-cattolici.
I diritti civili sono temi tipicamente ascrivibili alla sinistra, eppure in quegli anni la sinistra storica non era capace di farne dei vessilli, battaglie da combattere e vincere, persa dietro le rivendicazioni economiche e il piglio sindacale dei soli diritti del lavoro. Almeno, non ne era capace la dirigenza.
Ma il popolo della sinistra aveva sposato in toto le rivendicazioni alla laicità di Pannella e costrinse il partito a seguirlo in quella nuova frontiera di libertà.
Le patetiche querelles grilline su scontrini e fedeltà ai capi sembrano i passatempi inconsapevoli dei bambini, mentre sulla piazza intorno “ i grandi” discutono e mozzano teste.
Anche Pannella parlava sempre d’altro: la fame nel mondo, la condizione delle carceri, la pena di morte, il fine vita, facendo ansimare tutta quelli che a sinistra erano orfani di parole forti sui temi di attualità più “politica”, vista la stima che si era guadagnata.
Ma non succedeva. Perché non era un finto “rottamatore”, come quelli odierni, e non cadeva nella trappola di ritenere vera “politica” lo scambio di battute indolori sui meriti degli uni e i demeriti degli altri.
Infatti, la sua fortuna elettorale è sempre stata scarsa, perché indicava obiettivi ideali e non nemici precisi da abbattere, poiché il suo bersaglio era tutto il sistema “partitocratico”, la casta a venire.
Sarebbe bastato pochissimo perché gli fossero riconosciuti incarichi ed onori,come ha lamentato la Bonino, ma questo avrebbe significato sedersi alla tavola dei potenti, con tutto quel che segue. Forse è stata questa l’incomprensione recente occorsa con la stessa Bonino che, invece, aveva scelto di correre con l’appoggio di
alcune forze di sistema.
Il “sospetto” che il sistema ha sempre covato nei suoi confronti è il contraltare della sua eterna rivendicazione all’indipendenza, lo spazio incolmabile che rende un personaggio inadatto ad essere cooptato.
Pannella era”urticante”, l’opposto di chi ha portato oltre la propria capacità di strappare applausi, tramutandoli in voti. E’ stato il primo a designare come segretari di partito giovani sconosciuti da impiegare nell’azione politica, leve incontaminate che rinnovassero le modalità selettive dei rappresentanti popolari.
Alcuni di questi sembravano dei grillini ante litteram. Tutti compresi dallo sforzo di apparire puri e rigorosi, non esibivano il franco sorriso del loro nume, e riuscivano antipatici come dei Saint Just di periferia.
Altri discepoli hanno avuto carriere contorte e compromettenti, fino a diventare persino portavoce di chi considera la politica un’ancella per i propri affari personali.
Colpa del maestro? La fiducia malriposta è un frutto che matura a posteriori, quando l’animus di ognuno fa i conti con i propri limiti e le proprie vere aspirazioni.
Un giorno, inciampai sul suo corpo, disteso davanti all’ingresso dell’aula di Diritto e Procedura penale, dove Moro teneva lezione. Era un sit-in di protesta per la mancata calendarizzazione di non so quale provvedimento. Allora, ero una stupida studentessa, e pensai che quell’uomo stesse conculcando il mio diritto allo studio. Invece, mi stava insegnando che i diritti vanno sempre conquistati, senza aspettare che qualcuno te li conceda.
Il tempo. Il tempo dei digiuni, il tempo alleato del potere, “laissez faire, laissez passer”, non è mai il tempo per le rivoluzioni. Ecco, un politico vero fa in modo che giunga il tempo giusto per realizzare sogni e aspirazioni, perché è da una sconcertante intempestività che nascono le vere trasformazioni.