Lei sfogliava i suoi ricordi le sue istantanee i suoi tabù le sue madonne i suoi rosari e mille mari e alalà i suoi vestiti di lino e seta le calze a rete Marlene e Charlot e dopo giugno il gran conflitto e poi l'Egitto un'altra età marce svastiche e federali sotto i fanali l'oscurità e poi il ritorno in un paese diviso nero nel viso più rosso d'amore Aida come sei bella Aida le tue battaglie i compromessi la povertà i salari bassi la fame bussa il terrore russo Cristo e Stalin Aida la costituente la democrazia e chi ce l'ha e poi trent'anni di safari fra antilopi e giaguari sciacalli e lapin Aida come sei bella...
flaviomob
Età : 54 Località : Monza
Titolo: Re: Addio, Professore. Sab 20 Feb - 19:06
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi. 2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario. 3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata. 4. Esprimiti siccome ti nutri. 5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc. 6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso. 7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione. 8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”. 9. Non generalizzare mai. 10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton. 11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.” 12. I paragoni sono come le frasi fatte. 13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito). 14. Solo gli stronzi usano parole volgari. 15. Sii sempre più o meno specifico. 16. L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive. 17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale. 18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente. 19. Metti, le virgole, al posto giusto. 20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile. 21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso. 22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia. 23. C’è davvero bisogno di domande retoriche? 24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media. 25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia. 26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile. 27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi! 28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri. 29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili. 30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio. 31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo). 32. Cura puntiliosamente l’ortograffia 33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni. 34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve. 35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione. 36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato. 37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni. 38. Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario. 39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che. 40. Una frase compiuta deve avere.
(Umberto Eco)
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Titolo: Re: Addio, Professore. Dom 21 Feb - 12:41
Flaviomob.
Ricordo questo decalogo di Eco, che non riscosse successo. Sono d'accordo sulle allitterazioni, le citazioni, e le ridondanze, e il plurale majestatis da evitare , quest'ultimo non lo usa piu' manco il papa da 10 anni.Per il resto 4 regolette non insegnano a scrivere, bisogna solo leggere e leggere e leggere per scrivere bene. Lessi, di Eco, Il nome della rosa, che mi piacque, e Il Pendolo, e Baudolino, che non mi piacquero. So che 10 anni fa invitò all'universita' di Bologna Elie Wiesel per alcune lezioni sul Talmud, tenute in inglese, e il successo fu grande, la platea, soprattutto di ariani, dal professore di liceo alla massaia, prendeva appunti in continuazione, e alla fine tutti fecero a gara per ringraziare il Prof. Wiesel e il Prof Eco. Ciao
cardif
Titolo: Re: Addio, Professore. Dom 21 Feb - 22:20
Bellissimo quell'elenco, che non m'era capitato di leggere. Solo al 22 mi piace più 'raglia' che 'deraglia'
Ringrazio Umberto Eco, soprattutto per le sue Bustine su L'Espresso: tante pillole di cultura che mi hanno arricchito.
cardif
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Titolo: Re: Addio, Professore. Mar 23 Feb - 20:25
Un mio amico ha ricordato Eco così (in forma dialettale):
A Rosa è morta, su rimasti i Spini: Renzi e Verdini.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Mer 24 Feb - 13:04
Il disaccordo percepito come tradimento è uno dei sintomi che Umberto Eco aveva tracciato nel suo elenco di caratteristiche per definire l’Ur-fascismo, o “fascismo eterno”. Dalla combinazione delle caratteristiche elencate, tra cui l’ossessione del complotto, la paura delle differenze, il machismo, ecc. ecc. era possibile “smascherare” le forme di fascismo che si riproducono sotterranee od esplicite in ogni tempo e in ogni parte del mondo. Vorrei aggiungere che basta essere un po’ settari per iscriversi ad un sentimento fascistoide di esclusione e di proscrizione dell’avversario, battezzato come tale in qualsiasi eventualità, appunto, di disaccordo. La recente “proscrizione” di Benigni, grande amico di Eco, da parte di Scanzi del Fatto e di Dario Fo, altro amico di Eco, illustra abbastanza bene in che guaio ci troviamo. C’è una chiassosa parte di intellettuali che, pur avendo a cuore le istituzioni democratiche e la giustizia sociale, si atteggiano ad inquisitori e verificatori di fede democratica, come una classe sacerdotale che abbia stabilito per sé e per gli altri le liturgie e le preghiere appropriate per il riconoscimento della fede. Un settarismo espanso, che si applica a tutto e tutti; un vocabolario del mondo, che esclude le interpretazioni complesse e sfumate. L’opposizione a Renzi è una liturgia consolidata, da cui non si può prescindere, se si vuole rimanere nel novero dei militanti della fede democratica. Qualsiasi altra gradazione di perplessità, di attesa, di rassegnazione al meno peggio o al possibile e contingente, diventano, agli occhi del settario con pulsioni “fascistoidi”, un tradimento. Anche le argomentazioni presentate contro il “reo” diventano meschine calunnie personali, che vanno dall’esaurimento della vena artistica all’opportunismo economico. Disgraziatamente, e non mi pare che Eco l’avesse inserito nel suo elenco, l’aspirazione di rappresentare sempre la società come una palestra di scontro per branchi, è dura a morire e fa a pugni con l’aspirazione di inclusione totale dell’ideale democratico. Del resto, la “promettite” di Renzi e il fact-checking dell’opposizione, specie quella dei 5 stelle, si elidono perché solamente strumentali, prive di spirito di servizio, gonfie di intenti propagandistici, mirate solo agli interessi del rispettivo “branco”. Mi pare fosse Spinelli, o Gramsci, che si lamentasse del fatto che “l’amicizia” tra compagni portasse a favorire in modo improprio gli appartenenti al gruppo, a scapito della correttezza democratica, come se quella semplice appartenenza costituisse un merito passepartout. La tessera come viatico : questo è Ur-fascismo.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Mer 24 Feb - 20:54
Hai ragione, Lara, a dire che inserire Renzi in un discorso su Eco o con Eco è grottesco. Scanzi si occupa di cronaca, non conta. Gli altri - quelli che parlano di politica - sbagliano a tirare in ballo Renzi, ma il loro stato d'animo è simile al tuo: provano fastidio che un intellettuale come Eco si ponga anche solo il problema se stare pro o contro il Nulla, dal punto di vista appunto intellettuale.
Per il resto, ogni regime e ogni governo ha i propri oppositori e i propri laudatores: solo la democrazia prevede che gli oppositori abbiano salva la vita, o almeno la possibilità di esprimersi degnamente e liberamente. I laudatores, invece, accomunano i governi democratici con le più bieche dittature. Renzi ha molti laudatores: tu guardi la qualità dei suoi oppositori, e soprattutto di quelli che sembrano più scadenti. Vale la pena guardare anche a chi sono invece i suoi cortigiani, per non parlare dei suoi alleati. Eco in realtà di Renzi se ne fregava, stanco come molti, come anche eri stanca tu, di vent'anni berlusconiani, e voleva solo pensare ad altro: che il ragazzotto lavori, sperando che non faccia troppi danni, questa non è politica per la quale valga la pena di sprecare giudizi approfonditi.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Sab 27 Feb - 19:06
L’aforisma ripreso dal sito www.acrisocial.it, che ho riproposto in questo forum (“A Rosa è morta, su’ rimasti i spini: Renzi e Verdini”), ha suscitato l’attenzione di Angelo Gaccione, uno “scrittore e drammaturgo provocatore e sperimentale che vive e lavora a Milano”, che ha natali, amici e cuore ad Acri (Cosenza). Egli, oltre ad amare le lingue madri dialettali, che difende “sia scrivendone sia organizzando incontri pubblici”, va raccogliendo, da tempo, aforismi, frasi secche e perentorie, detti, motti, proverbi, lacerti, frammenti, riflessioni concentrate nella lunghezza di un distico ... perché, come precisa, ne è letteralmente “ammorbato”. Gaccione ritiene che “a volte nulla più di una frase secca, di una scheggia acuminata, di un cortocircuito, di un bagliore vivido dell’intelligenza che si condensa in una frase, in una breve proposizione, (...), riesce a raggiungere l’efficacia e la verità di quanto vogliamo dire e significare. Di quanto vogliamo fotografare e fare imprimere nella mente e nella coscienza di chi ci legge o sta ad ascoltarci. Non stupitevi, dunque, se apro l’editoriale di prima pagina, partendo proprio da una di queste epifanie del pensiero, che ha una doppia virtù: essere riprodotta nella lingua dialettale della mia terra, e di appartenere al genere secco dell’aforisma da me tanto amato. È, come si vede, talmente chiara nella sua formulazione, che non ha bisogno di traduzione; tuttavia segnalo almeno la contrazione del verbo essere su’ (sono), per il lettore che si trovasse in difficoltà davanti a lemma su’ rimasti." . . . . . . . . http://www.acrisocial.it/cronaca-di-acri/item/744-eco-cugliari-e-i-crisantemi
Eco, Cugliari e crisantemi di Angelo Gaccione
(...) “A Rosa è morta, su’ rimasti i spini: Renzi e Verdini”.
Ne è autore un intellettuale calabrese, Antonio Cugliari (Tonino per quelli che come me lo hanno conosciuto e frequentato), e che come noi, naviganti e sognatori di “Odissea”, non si è arreso, e ogni tanto, da vecchio leone, allunga la zampa sull’orrida e mefitica realtà che ci circonda, e prova a graffiare. Questa volta lo fa con una frase secca, sconsolata ma efficacissima, velata com’è da una amara ironia. Vediamola in dettaglio. La frase è dedicata a Umberto Eco e alla sua scomparsa. Personalmente non ero al funerale di Eco al Castello Sforzesco perché non stavo bene; ma se anche fossi stato in piena forma, non ci avrei messo piede per due ragioni. La prima, e ne ho più volte scritto su questo giornale, non amo i funerali che si trasformano in spettacolo con quella oscena passerella di Vip più o meno televisivi appartenenti alla cronaca rosa e nera. Ribadisco: ci deve essere un tempo per il dolore, il raccoglimento, il silenzio, la meditazione privata, e un tempo per la dimensione pubblica, lo spazio civile, che deve venire dopo, molto dopo. Su questa degenerazione che ha invaso ogni ambito privato per farsi spettacolo, ho scritto un duro e satiro racconto dal titolo “Siria”, e si trova a pagina 63 del libro “La signorina volentieri” uscito nel 2013. La seconda ragione è che non sopporto le Autorità che vi prendono parte, e tanto meno i loro messaggi (falsi e retorici) e le loro corone. Ai miei funerali non li gradirei. Vogliamo soffermarci sul golpe bianco dell’ex presidente della Repubblica Napolitano che affida il governo al bocconiano Monti esautorando di fatto Parlamento e corpo elettorale? Vogliamo soffermarci sullo svuotamento dei postulati resistenziali, ideali per i quali una generazione di uomini, donne e ragazzi (alcuni non avevano ancora vent’anni), si sono immolati, ad opera dei conducător della Nazione? O sull’oscena politica militare e guerrafondaia che ha dissanguato il Paese riducendo a zero l’impegno per la cultura, i beni culturali e ambientali, il paesaggio e il territorio? Che ha prodotto nel giro di un trentennio lo svuotamento di vastissime aree del Mezzogiorno, con flussi migratori di generazioni colte e istruite, e pauperizzandolo in maniera irreversibile del capitale umano, senza il quale nessun altro tipo di capitale è in grado di risollevarne le sorti? Chi ha un minimo di dimestichezza con la scrittura, i libri e le apparizioni pubbliche di Eco, sa benissimo che tutto ciò stride e fa a pugni con gli uomini che, a morte avvenuta, ne rivendicano l’accaparramento.
La Rosa a cui fa riferimento Cugliari è chiaramente “Il nome della rosa”, il celebre romanzo gotico di Eco. Con la morte del suo autore, ci vuole dire Cugliari, se n’è andato il profumo vivo della poesia, della creazione, della bellezza; la regina dei fiori, la più bella di essi, è appassita. Il suo giardino è rimasto brullo, cupo. Rovi e spine ne invadono il recinto, e sono rovi e spine nocive, mortifere, che imbruttiscono il paesaggio. Perché a dominare sono rimasti personaggi come Renzi e Verdini; l’accoppiata toscana vincente, gli emblemi del trasformismo e della menzogna; delle lobbies che si sono accaparrate le leve che contano e se ne servono bene. Anche Renzi è un prodotto “tossico” di Napolitano (l’amerikano, il nobile senza blasone, il suddista che non ha mosso un dito per il Sud e per questo sarà ricordato. Con lui presidente, le ferrovie meridionali sono tornate a com’erano prima dei Borbone): un presidente eletto da nessuno che modifica la sua maggioranza inglobando il gruppo inconsistente dei voltagabbana di un bancarottiere che nasce berlusconiano e finisce renziano, senza che Mattarella batta un ciglio e ne chieda conto. La Rosa è morta, resta solo il lezzo dei crisantemi.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Dom 28 Feb - 3:48
Sai cosa c'è, Iaf? C'è che l'aforisma è bello ed efficace, proprio per le ragioni che dice Gaccione. E però tutto l'articolo che poi segue è superfluo: tanto valeva, anche per Gaccione, mettere il disco di Rino Gaetano, un altro calabrese bravo.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Dom 28 Feb - 11:29
Iafran.
Dopo questa epifania del pensiero di Cugliari non so che dire".La rosa è morta rimangono i spini," ma che vuol dire?Che la Scolastica venga presa per creare un aforisma non concordo. E chi li fa questi aforismi?Il popolo?Ma se il popolo non legge neanche le etichette dell'acqua minerale ora è in grado di estrarre aforismi dalla Scolastica?In tutti i modi non mi piacciono questi articoli dove si condensano, ma non sedimentano, ,mille argomenti. Ciao
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Titolo: Re: Addio, Professore. Dom 28 Feb - 13:43
Rom ha scritto:
Sai cosa c'è, Iaf? C'è che l'aforisma è bello ed efficace, proprio per le ragioni che dice Gaccione. E però tutto l'articolo che poi segue è superfluo: tanto valeva, anche per Gaccione, mettere il disco di Rino Gaetano, un altro calabrese bravo.
Rom, mi sembra che anche Rino Gaetano abbia fatto allusioni ironiche alle "passerelle ufficiali", seppur condizionate dal dolore per l'evento che si vuole presenziare, delle Autorità preposte. Forse, Rino Gaetano (senza dare importanza alle sue origini geografiche) non lo avrebbe fatto da par suo per quella seguita al funerale di Umberto Eco; lo ha fatto, invece, un'altra persona che, pur vivendo lontano del suo ambiente, ha voluto parlare al suo ambiente nativo. Io ne ho proposto qui l'intervento (ad insaputa dell'autore, Angelo Gaccione) come ulteriore contributo sia sulla figura e sul valore dello scrittore sia sulle critiche alla "politica" (subita da oltre un ventennio) fatte da anonimi personaggi della periferia d'Italia.
Micol, il mondo politico viene votato, comunque, da 34 milioni di elettori: quelli che risiedono nei grossi centri saranno più visibili (e, forse, "contano" di più) ma votano anche quelli dei piccoli comuni, che, anche a considerarli fortemente astensionisti, sono quelli che, insieme alle fasce più deboli di tutto il Paese, esprimono meglio il disagio della popolazione.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Dom 28 Feb - 16:41
Iafran.
Grazie agli elettori dei piccoli comuni astensionisti e che esprimono meglio il disagio della popolazione, abbiamo perso due volte le elezioni , e le perderemo ancora. Io ricordo quando, nel 2013, la Destra riusci' a risalire, e c'era uno scarto minimo di voti , e bisognava ancora considerare il Lazio, e ci piovvero addosso voti per la Destra da fare accapponare la pelle, dai piccoli comuni che esprimono meglio il disagio...,pero' il commentatore disse che mancava Roma, nel computo, e poi sfogliando Roma, i voti della Sinistra salirono a quota + 500 di differenza a favore della Sinistra,e meno male che c'era Roma. Che brutte elezioni perse in modo miserrimo,per colpa di questi asini che non sanno leggere neanche le etichette dell'acqua minerale.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Dom 28 Feb - 17:13
Micol ha scritto:
Iafran.
Grazie agli elettori dei piccoli comuni astensionisti e che esprimono meglio il disagio della popolazione, abbiamo perso due volte le elezioni , e le perderemo ancora. (...) Che brutte elezioni perse in modo miserrimo,per colpa di questi asini che non sanno leggere neanche le etichette dell'acqua minerale.
Micol ...?
Andiamoci piano con quelli che vengono considerati "asini" perché quelli che si ritengono "cavalli" adesso si ritrovano bell'e contenti con il Governo delle larghe intese (per il bene dell'Italia, poi!!) ed hanno tutto l'interesse ad ignorare il disagio della popolazione.
Ultima modifica di iafran il Dom 28 Feb - 17:19 - modificato 1 volta.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Dom 28 Feb - 17:15
Diciamo che, come minimo, in provincia si vedono meglio le cose, sia positive che negative: si "vedono" nel senso letterale del termine, cioè nelle loro espressioni verbali e nelle personificazioni. Il voto è poi una sintesi. C'è un nord Italia che, nelle sue vallate e campagne, riesce a produrre la Lega, e a Milano e Torino riesce ad avere un elettorato spesso più civile. C'è un sud (Calabria e Sicilia su tutte) che riesce a produrre da decenni governatorati da barzelletta, pur avendo tra la sua gente delle nicchie di splendide intelligenze.
Vivendo adesso in campagna, confesso che questo "popolo saggio e sofferente" non lo vedo: riscontro ignoranza, disinformazione, tendenza all'accaparramento, egoismo, familismo, caccia ai privilegi anche i più meschini e menefreghismo. Frosinone, Latina e Rieti sono i territori provinciali più fascisti del Lazio - fascisti in senso proprio, con concreti retaggi mussoliniani e collezionisti dei cimeli del Ventennio.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Dom 28 Feb - 17:46
Iafran.
Ma non potevamo fare altro con 200 voti solo in piu' rispetto alla Destra, e per fortuna che abbiamo avuto il premio di maggioranza e il Presidente della Repubblica, altro non potevamo fare, è stata una mazzata orribile, lo ammetto.Ora sara' peggio, la destra gia' ci ha sorpassato , forte dei razzisti che vogliono cacciare i migranti , i negri e così via.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Dom 28 Feb - 22:55
Micol ha scritto:
Ma non potevamo fare altro con 200 voti solo in piu' rispetto alla Destra, e per fortuna che abbiamo avuto il premio di maggioranza e il Presidente della Repubblica, altro non potevamo fare, è stata una mazzata orribile, lo ammetto.Ora sara' peggio, la destra gia' ci ha sorpassato , forte dei razzisti che vogliono cacciare i migranti , i negri e così via.
Io, comunque, andrò a votare, ma non cambierà niente: perché "loro" (i loro sostenitori e gli avventurieri-aspiranti ad "imbarcarsi") sono "loro" (nonostante le sigle che dovessero proporre agli elettori: sinistra-centro-destra) ed i cittadini non sono un ca..o!
NB - Ho restituito la tessera del PD quando ha costituito il Governo delle larghe intese.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Mar 1 Mar - 13:27
Iafran.
Pero' non dici come lo doveva fare il governo. Intanto siamo stati fortunati che Monti abbia tolto voti al PDL senno' avremmo avuto Berlusconi al Quirinale, e allora si' che sarebbero stati dolori. Abbiamo sempre bisogno di qualche deus ex machina che ci aiuti. Non ci dici come si doveva fare il governo, Grillo non ha voluto con noi, e come lo avresti fatto tu il governo? Mica avevamo vinto nel 2013, è stata una sconfitta bruciante.Non vinciamo mai, ci sono sempre operai e impiegati che ci impediscono di vincere. Ciao
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Titolo: Re: Addio, Professore. Mar 1 Mar - 14:34
Micol ha scritto:
Pero' non dici come lo doveva fare il governo. Intanto siamo stati fortunati che Monti abbia tolto voti al PDL senno' avremmo avuto Berlusconi al Quirinale, e allora si' che sarebbero stati dolori. Abbiamo sempre bisogno di qualche deus ex machina che ci aiuti. Non ci dici come si doveva fare il governo, Grillo non ha voluto con noi, e come lo avresti fatto tu il governo? Mica avevamo vinto nel 2013, è stata una sconfitta bruciante.Non vinciamo mai, ci sono sempre operai e impiegati che ci impediscono di vincere.
Gli operai, gli impiegati, i pensionati, le casalinghe, gli artigiani, i disoccupati, quelli alla ricerca di un posto di lavoro e tutti i "poveri cristi" bisognosi di assistenza vanno a votare pensando che il mondo politico contempli la loro esistenza e si dia da fare per alleviare disagi e sofferenze. Dopo l’ennesima elezione si accorgono che sono stati presi in giro e che i "lor signori dei politici" hanno come unica preoccupazione quella di mantenere un posto nella casta privilegiata. Con chi il PD doveva fare il governo? Dipende da quel che voleva ottenere. E quello che ha ottenuto è abbastanza eloquente: i privilegi di questa classe pesano e si ottengono facendoli pagare a coloro non ne fanno parte, che sono i più numerosi (diciamo 50 milioni?). Quelli del PD potevano preoccuparsi d’altro, potevano sentirsi come comuni cittadini, potevano condividere i disagi dei meno abbienti (la stramaggioranza) degli italiani? Bastava che avessero fatto vedere meno arroganza, meno autoreferenzialità ed avrebbero goduto, dal primo momento, dell’appoggio dei loro stessi elettori. Se si lasciavano contaminare dalle condizioni della popolazione il Governo alla fine risultava sempre per il bene dell’Italia, ma prima aveva guardato e realizzato il bene degli italiani.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Mar 1 Mar - 14:57
Iafran
Ma non ho capito, con chi il PD doveva fare il governo?Abbiamo visto la squallida farsa di Bersani preso in giro in streaming da due senatori del M5stelle, mentre lui li implorava,in ginocchio, anche gli intellettuali hanno implorato Grillo, fecero un manifesto degli intellettuali, Eco, Benigli, Fo, Rodotà eccetera eccetera, ma Grillo non volle, non mi dici con chi si doveva alleare il PD, dove prendeva gli alleati? Non me lo dici.E' piu' di una volta che ti lamenti delle larghe intese, come se noi avessimo avuto 20 milioni di voti in piu', avevamo solo 200 voti in piu', senza Roma eravamo finiti. Ebbene tutti questi che si lamentano oggi che non arrivano a fine mese, hanno votato tutti per Berlusconi, adesso si' che la Destra è sicura di vincere,cavalca la paura della gente per i migranti, so io quello che ho passato nel ventennio berlusconiamo, che non finisce mai, e 5 anni fa ricordo come seguivamo con attenzione le comunali a Milano, e come la vittoria di Pisapia fu un refolo di speranza per noi, e poi di De Magistris, oramai eravamo impazziti dietro alla Santanchè e alle Bernini,che scuotevano sempre la testa, macche' , arrivano le politiche e operai e impiegati ci fanno perdere, per paura di immigrati e negri, e cosi' via. Non mi hai detto, comunque, con chi dovevamo fare il governo nel 2013. Ciao
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Titolo: Re: Addio, Professore. Mar 1 Mar - 15:54
Micol, il PD non solo e non tanto "ha sbagliato" scelte o "ha fatto" cose sbagliate, ma da anni "è" una cosa sbagliata. Portare le cose a un punto in cui la scelta delle cose da fare è un ventaglio di alternative scadenti, una peggiore dell'altra, è stata una delle costanti della storia del PD. Io, per quello che mi riguarda, mi sono sganciato da anni da questo squinternato esperimento genetico che era stato prima l'Ulivo, poi definitivamente materializzato nel PD, con la pietra tombale di Renzi.
Ciò che doveva essere fatto - non tre anni fa, ma dieci, quindici anni prima - era l'affermazione di un'identità socialista. Ciò non fu fatto, e possiamo discutere a latere se questo sarebbe stato possibile o quanto, e con quali conseguenze. Avendo seguito (vedi che non dico "scelto") strade diverse, si è prodotto un soggetto diverso: le azioni che conseguono non dipende da un'astratta capacità di scelta, ma dalla natura del soggetto: un soggetto squinternato fa cose squinternate. Non puoi venire a chiedere a me cosa avrebbe dovuto fare questo soggetto.
E' vero che il probema di ogni democrazia è la qualità degli elettori, su questo hai ragione. Ma quella maggioranza di elettori disposti a tutto, meno che a votare a sinistra, è roba antica e consolidata, non è una novità di questi anni. La sinistra in Italia non ha mai avuto la democratica possibilità di governare, ma al massimo quella di influire culturalmente sulla politica, e di costituire un deterrente sul piano pratico. Con un Napolitano alla presidenza, e con Monti, poi Letta, poi Renzi al governo si è realizzato il trionfo della realpolitik, la questione si è chiusa, dopo averne visto l'annuncio con Prodi, Amato e D'Alema negli anni precedenti. Un barlume di possibilità, molto residuale, doveva essere dato da Napolitano, con l'incarico a Bersani, ma queste sono chiacchiere vane: la storia ha una sua "necessità", qualunque cosa si faccia, quando siano poste determinate premesse. Grillo non esiste per caso, così come non è durato per caso un Berlusconi. E non è un cso che molti impiegati e operai abbiano abbandonato il PD, come tu hi giustamente detto.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Mar 1 Mar - 17:57
Rom ha scritto:
Micol ... Grillo non esiste per caso, così come non è durato per caso un Berlusconi.
Ecco, Micol: "Grillo non esiste per caso, così come non è durato per caso un Berlusconi". Sono state gli indirizzi che si sono dati i "signori rappresentanti" degli elettori di centrosinistra a fare inciuci sottobanco con il berlusca (mantenuto nella vita politica per la di loro esistenza) e che hanno creato malcontento e delusione dando, poi, linfa al M5S. Per commentare ciò che hanno fatto quelli del PD, Bartali, forse, direbbe: “L'è tutto sbagliato! L'è tutto da rifare!”, (incorrendo nelle ire delle sempre presenti amazzoni del comandante di turno).
cardif
Titolo: Re: Addio, Professore. Mer 2 Mar - 1:06
Io credo che il movimento di rivolta contro i politici sia scoppiato nel 2012 con i Lusi e i Fiorito e sia cresciuto con i tanti casi successivi. Rivolta che è confluita nel M5S, che è passato dal 2% delle amministrative 2008 e dal 8/10% delle successive elezioni 2010/2012 al balzo del 25% alle politiche del 2013. Ma la posizione del Leader Massimo Grillo, col sostegno di Casaleggio, è stata chiara: l'opposizione è più facile e rende di più elettoralmente, perciò niente aspirazioni di governo, a meno che non lo si detiene da soli. Voleva fare un monocolore di minoranza, e ce l'ha ancora con Napolitano che non diede l'incarico per farlo. Il M5S ha scelto l'opposizione anche con le candidature a Milano e Roma, dove non si sono candidati i volti noti che avrebbero certamente avuto più probabilità di essere eletti rispetto a quelli scelti. E questo si può dire oggi, al di là di quali saranno gli esiti. Questo è un esempio del fatto che una scelta si fa nelle condizioni in cui ci si trova. In tempi successivi si potranno fare tutte le considerazioni possibili, e sembreranno giuste solo quelle confermate dai risultati successivi. Però del senno di poi son piene le fosse.
cardif
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Titolo: Re: Addio, Professore. Mer 2 Mar - 1:42
cardif ha scritto:
Però del senno di poi son piene le fosse.
E' vero. Però la gran parte di quello che è successo, dal '96 in poi, fino a oggi, un certo "senno" l'aveva previsto e descritto con notevole approssimazione. Le fosse sono piene anche di "premonizioni" non ascoltate.
Sanders docet.
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Titolo: Re: Addio, Professore. Mer 2 Mar - 9:51
Rom ha scritto:
Le fosse sono piene anche di "premonizioni" non ascoltate.
Le Cassandre ci sono sempre state per la sordità (o per l’interesse) di quelli che guardano (o preferiscono) l'uovo oggi. I nostri rappresentanti sono ricorsi finanche ad agitare lo spauracchio del becero avversario per farci tappare il naso è votare il meno peggio. "Ma noi votiamo X alla camera ed Y al senato?", ci domandavano preoccupati gli elettori che contattavamo, e noi proponevamo che il voto andava alla coalizione (l'Ulivo) per rassicurarli. Intanto, il signor X, dopo che si è fatto la sua bella permanenza in Parlamento (4 legislature), ha stazionato come presidente della Provincia ed adesso è salito di grado alla presidenza della Regione, mentre il signor Y (padrone di quasi un intero comune) non lascia il Parlamento o la Regione (insieme all'incarico di sindaco del suo comune) per la disponibilità ad entrare nelle varie formazioni politiche che si alternano sullo scenario nazionale. Ma è possibile che senza questi "uomini della Provvidenza", la sinistra non sappia proprio come cavarsela? Siamo convinti che siano gli elettori a sbagliare votando questi uomini (interessati a loro stessi) che la nostra casta impone di votare? Adesso, però, è tutto chiaro: abbiamo finalmente un vincente, che farà un mazzo così al mondo intero (si è sostituito integralmente al berlusca)! Con un simile vincente, che pensa e parla all'inglese (per non farsi capire bene), che bisogno abbiamo di andare a votare altri (direbbe anche un nostro vecchio conoscente, ammiratore dell'allora sindaco di Salerno e oggi mega-governatore campano)?
cardif
Titolo: Re: Addio, Professore. Mer 2 Mar - 11:11
Rom ha scritto: "Però la gran parte di quello che è successo, dal '96 in poi, fino a oggi, un certo "senno" l'aveva previsto e descritto con notevole approssimazione. Le fosse sono piene anche di "premonizioni" non ascoltate."
L'espressione dice del 'senno di poi', e le considerazioni fatte con questo senno possono essere buttate nelle fosse. Le considerazioni che si fanno col 'senno di prima', invece, sono importanti e vanno fatte nel miglior modo possibile. Prima, si fanno tante considerazioni e si espongono tante opinioni a confronto, anche contrastanti. E nessuna è da buttare, anche se non tutte risultano vincenti. Poi la maggioranza o chi ha il potere decide secondo le proprie convinzioni. E non è detto che abbia 'ragione' lui. In tanti casi la minoranza o anche un solo individuo aveva 'ragione'. E mi viene in mente il solito "eppur si muove". Questo è un limite del sistema democratico basato sulla maggioranza, che solo probabilisticamente ha 'più ragione' della minoranza. Ma di meglio non c'è. Se Sanders è il concorrente alle primarie USA, non capisco gli afroamericani che sostengono Hillary Clinton. Lui ha un programma che farebbe pagare ai ricchi un aumento delle forme di assistenza a vantaggio dei più poveri. E sono loro ad esserlo. Comunque le 'premonizioni' giuste, anche se minoritarie, fanno punteggio nel proprio curriculum. Pure io ne ho messa qualcuna nel mio
Iafran ha scritto: "... abbiamo finalmente un vincente, che farà un mazzo così al mondo intero! Con un simile vincente .. che bisogno abbiamo di andare a votare altri (direbbe anche un nostro vecchio conoscente... "
Purtroppo sul mercato attuale, l'offerta politica è alquanto deprimente e il sostegno è tutto per Lui. Mi sa che il vincente di turno al quale non ci sono alternative vincerà ancora. Però se non c'è bisogno di andare a votare altri, si può anche non votare proprio. E se almeno una forte perdita di voti, e non la percentuale, verrà presa in considerazione, forse qualcuno si renderà conto che non è tutt'oro quello che luccica nell'azione di questo governo. Il 'vecchio conoscente' era affetto da leaderite cronica: senza leader non può vivere.