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 * Il suo nome era Cerutti Gino *

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MessaggioTitolo: * Il suo nome era Cerutti Gino *   * Il suo nome era Cerutti Gino * Icon_minitimeSab 2 Mag - 15:19

Il Giambellino, con la via da cui prende il nome, è un quartiere della periferia occidentale di Milano. Assieme al Lorenteggio rappresenta un po' un'icona di quegli ambienti popolari spesso infiltrati da una malavita che negli anni di cui si parla non aveva ancora raggiunto i livelli di efferatezza di oggi. 

* Il suo nome era Cerutti Gino * Giambellino
Milano, via Giambellino

Alla sera, negli spiazzi deserti di quegli stradoni che confinavano con la brulla campagna, spesso si formavano delle congreghe di individui dediti alle più varie attività, in genere illecite. Alcuni alla luce di un lampione giocavano a dadi per terra accovacciati sui talloni, mentre dei ragazzini dall'occhio sveglio vigilavano per scongiurare l'arrivo di qualche pantera della "Madama", nomignolo con cui i milanesi indicano la Polizia di Stato. Altri invece esponevano nel bagagliaio dell'auto mercanzia di provenienza sospetta davanti ad un gruppo di possibili clienti, mentre più in là alcune signorine esercitavano la loro benefica attività di conforto psicologico ai bisognosi.
E' in questo contesto che nasce la canzone di cui stiamo parlando:


Diciamocelo, la canzone musicalmente non è un granché, però è gradevole. Riecheggia le vecchie ballate americane, fra cui quella di Tom Dooley citata espressamente nel testo. Ciò che in qualche modo intriga è il suo taglio minimalista, il resoconto di un episodio di piccola malavita di periferia, già solo per questo innovativo e trasgressivo in un'epoca in cui le canzoni parlavano solo di amori eterni e di sogni di gloria.

Neanche però meriterebbe di essere citata, se non fosse per il mito che vi si è sovrapposto. Pare infatti che la lambretta, protagonista del furto del Cerutti giovane scapestrato del Giambellino, sia stata effettivamente rubata a Giorgio Gaber, allora già relativamente famoso. Quando il Cerutti (o chi per esso) venne a sapere dell'identità del derubato fu preso da una specie di pentimento, e si recò dal cantante per restituirla. Questi gli chiese il perchè del furto, e quello rispose "Mi serviva per andare a lavorare". Dicono che a questo punto Gaber si impietosì, e regalò la lambretta al poveraccio.

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Con molta probabilità si tratta di una di quelle leggende che sorgono a posteriori intorno a personaggi famosi, tanto è vero che la foto della lambretta, che è proprio quella vera, compare anche nella copertina del disco e quindi ben dopo il presunto furto, ma non importa. Rende bene sia la figura del cantautore che l'ambiente umano tipico di quegli anni e di quella periferia, quando di fronte ad un reato del genere anche il giudice si limitava "ad un lungo fervorino" per poi permettere al reo di vantarsene al bar con gli amici che lo chiamavano "Drago".

Di fatto quella lambretta qualche anno fa è stata venduta all'asta per 10.000 €, ed ora fa bella mostra di sè al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano assieme ai congegni di Leonardo, che di certo mai avrebbero immaginato di finire in compagnia di un presunto corpo di reato.



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