La soluzione del problema vasto ed essenziale delle pensioni, lo risolve una politica seria ed onesta, tenendo conto di dati statistici e di calcoli di matematica attuariale su tali dati.
L'attesa di vita cresce costantemente e quindi le soluzioni devono essere adattate a questa realtà.
I provvedimenti vanno da un aumento dell'età pensionabile - che risparmia assegni ed incassa contributi - in rapporto e nei limiti naturali di una prolungata validità delle prestazioni umane, alla applicazione rigida dei sistemi contributivi, secondo i quali il pensionato percepirà pensioni rapportate ai contributi effettivamente versati, alla difesa di un platea sufficiente di lavoratori attivi e soggetti alla contribuzione obbligatoria, anche attingendo all'immigrazione e favorendo una natalità che, invece, nelle società occidentali evolute, tende a diminuire anche e sopratutto per ragioni economiche.
Ma io credo che al di sopra dei corretti provvedimenti che una società può prendere e oltre ad essi, sia necessario prendere atto che il futuro riserverà risorse distribuibili sempre più limitate e dunque sarà il soggetto che regolerà la propria vita in modo da assicurarsi per il proprio futuro un tenore di vita congruo rispetto a ciò che con il lavoro e l'impiego di eventuali capitali avrà prodotto. Il che in soldoni significa limitare il superfluo a vantaggio del necessario.
E credo anche che le necessità vitali per coloro che per varie ragioni non hanno avuto l'opportunità di contribuire a sufficienza per crearsi un futuro previdenziale adeguato, vadano messe a carico della collettività nell'ambito di quella giusta perequazione della ricchezza secondo la quale chi vive in una comunità, della quale gode i vantaggi, ad essa deve contribuire secondo le proprie possibilità, giusto il dettato della nostra Costituzione.