Titolo: Alta marea - Una vita in musica Mar 28 Apr - 10:34
Quasi un titolo di testa, per la colonna sonora che ha scandito momenti e giorni della vita, questa musica di Venditti. Per i vecchi amici del forum nel quale ci siamo conosciuti, questa non è una novità: allora la citai, ricordando un viaggio verso Napoli alla guida di una vecchia Lancia Appia, in piacevole solitudine, con i finestrini tutti aperti a far entrare il caldo e il profumo del mare - tamburellando qualche motivetto sulla leva del cambio al volante, che tanto mi piaceva, mentre i pensieri venivano portati via dal vento. Era il tempo dei viaggi improvvisati e senza meta: uscivo per un caffè, e mi trovavo chissà come sulla strada verso L'Aquila, o Formia, l'Argentario, o anche soltanto per il porto di Anzio, dove c'era e c'è ancora una botteguccia, davanti agli aliscafi, dove fanno una bella pizza alla marinara, alta e morbida, da mangiare guardando le barcacce dei pescatori, poco più in là.
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Titolo: Re: Alta marea - Una vita in musica Mar 28 Apr - 11:22
Questa è una dedica a mio padre e mia madre. La ballerina di balcone cantata da Vecchioni è, naturalmente, mia madre, come la vedeva mio padre, di quindici anni più grande di lei. Due persone diversissime, lei una bambina mai cresciuta, civettuola, che mio padre descriveva più bella, a diciotto anni, di Alida Valli, quando lui la incontrò in via Clitunno, incorniciata dai glicini in fiore. Una bambina mai cresciuta, con la testa piena di bollicine e di inaspettate doti artistiche, che spiazzavano e innamoravano quell'uomo così buono e serio, composto e riservato.
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Titolo: Re: Alta marea - Una vita in musica Mer 29 Apr - 8:38
Questa appartiene a un periodo molto particolare, di quelli definiti con una certa banalità "di svolta", che fanno da terra di nessuno e di confine tra tempi e situazioni diverse. Vivevo allora a casa di un amico, che aveva un super impianto stereo con diffusori ad alta tecnologia costruiti da lui stesso, distribuiti in tutte le stanze, collegati a un Harman Kardon con bobine da sei ore continue, dove era registrata tutta la gamma possibile di musiche le più diverse. La musica faceva, così, da sottofondo a tutte le ore della giornata, ma fui colpito da questo brano degli AQ, nonostante che io amassi poco la musica elettronica. Ma il ritmo corrispondeva a qualcosa che da sempre era presente nelle composizioni musicali da me più gradite: una pulsazione a ondate uguali, ripetitive e allo stesso tempo irregolari come il battito del cuore, un accordo quasi ipnotico che torna sempre su se stesso. E la sensualità livida, fredda, era in sintonia con la sensazione di quel momento, in cui ero appunto in una spiazzante terra di nessuno, dove tutto mi sembrava investito da una luce radente e aliena.