"Juliet, 55 anni, artista di strada della Repubblica Slovacca, dovrà vendere altrove la sua straordinaria somiglianza con Giovanni Paolo II". Questa è la notizia che ci racconta il Messaggero.
Al finto papa è stato sequestrato l'abito bianco e lo zuccotto, e inflitta una multa piuttosto salata: "usurpazione di titolo e di onori" per aver indossato abusivamente un abito talare, questa è la motivazione.
E' probabile che questo coraggioso intervento dello Stato italiano, contro la moltiplicazione dei papi e dei pesci d'aprile, abbia qualche appiglio nei Patti Lateranensi. Meno probabile che ci siano legami con alcuni articoli della nostra Costituzione, ma questo è solo un "problema di coscienza".
La vicenda, però, apre una serie di interrogativi, ai quali non avevamo mai pensato.
Per esempio, chi a carnevale si traveste da Diavolo, siamo sicuri che non commetta una trasgressione uguale, e perfino peggiore? Potrebbe essere accusato di terrorismo, o almeno di concorso esterno in associazione eversiva, e lo stato che lo ospita di esserne complice: a ben vedere, Satana sta alla Santa Sede come Bin Laden sta agli Stati Uniti, compresi gli oscuri rapporti reciproci originari.
La verità è che al povero Juliet è mancata la presenza di spirito: doveva dichiarare, non appena i vigili gli si sono parati davanti, di essere il nipote di Angela Merkel. Probabilmente lo sventurato non sa che c'è solo un valore, in questo paese, superiore a qualunque Costituzione e a qualsiasi trattato internazionale, oltre che al senso del ridicolo: il nepotismo.