Marino ce l'ha fatta, ma continuiamo a chiederci: che cosa c*** è questo PD???
Pd spaccato sull’aborto e superato dal Pdl a sinistra
Luca Telese
Una mozione di Sel chiede di limitare il numero degli obiettori, il Pdl la vota ma il Pd si astiene
Quello che è successo martedì 11 giugno sull’aborto a Montecitorio (e dentro il Pd) ha dell’incredibile. Nel voto sulle nove mozioni, che riguardavano la legge 194, infatti, si è arrivati ad un paradosso: su una mozione di Sel (probabilmente la più importante) con cui si chiedeva di limitare negli ospedali il numero di obiettori che si rifiutano di praticare l’aborto (impedendo di fatto l’attuazione della legge in molte realtà), M5s e Pdl hanno votato a favore e il Pd invece si è astenuto. Un voto incredibile perché ribalta tutte le geografie politiche immaginate fino ad oggi.
È un voto che - per fortuna - ha visto esprimersi molti dissidenti nelle fila del partito di Guglielmo Epifani, da Anna Rossomando a Roberta Agostini, a Ivan Scalfarotto a tante deputate che non hanno accolto l’indicazione del capogruppo Speranza (evidentemente preoccupato di evitare una divisione). Ma anche un voto che stupisce, visto che su questo documento un ministro di centrodestra come Beatrice Lorenzin aveva dato il suo nulla osta.
Un altro paradosso è questo, e riguarda i media. Tutti i giornali oggi hanno messo in ombra questo voto nel Pd, ma hanno dato grande risalto alla frattura che si è verificata, nello stesso dibattito, tra le due anime di Scelta Civica. il partito di Monti, infatti, si è spaccato in due, producendo due testi di orientamento opposto e addirittura contrapposto: una mozione di segno progressista e laico presentata da Irene Tinagli e una più conservatrice proposta da Paola Binetti. Ma il fatto sorprendente (e politicamente significativo) è che il testo proposto dal capogruppo di Sel Gennaro Migliore, al contrario degli altri, è passato, con una maggioranza stranissima (visto che al momento del voto erano presenti la metà dei deputati): 230 voti favorevoli (raccolti dai tre partiti che abbiamo detto) e 254 astenuti. Mentre l’elemento che deve far riflettere è che ancora una volta nel Pd, la difficile compatibilità tra l’anima laica e quella cattolica, ha prodotto una non-scelta, un surreale invito ad astenersi.
Spiega Anna Rossomando, del Pd: «La mia posizione su questi temi è, da sempre, quella di garantire il diritto delle donne a poter abortire. Non avrei potuto votare - aggiunge la Rossomando - contro un testo che non solo condividevo, ma toccava un punto importante di tutte le mie battaglie, la necessità di tutelare le donne dal veto dei medici obiettori nelle strutture pubbliche. Fra l’altro - osserva la deputata del Pd - Sel aveva accettato di ammorbidire il testo originario che fissava la soglia massima di obiettori al 30%». Aggiunge Scalfarotto: «Non credo di aver violato la disciplina di partito perché qui siamo visibilmente di fronte ad un caso di coscienza, e soprattutto di fronte ad un voto che era considerato plausibile anche dal ministro. Io non sono tiratore. Ma sono molto franco».
Aggiunge Giorgio Airaudo, deputato di Sel: «La mozione era di puro buonsenso, e chiedeva di prevedere che la non-obiezione fosse indispensabile per i nuovi assunti o i trasferiti in altri ospedali, e che i medici di famiglia debbano comunicare ai rispettivi ordini l’eventuale intenzione di esercitare l’obiezione di coscienza. Ho grande rispetto per il Pd - conclude il deputato - ma credo che su questi temi civili esista in parlamento una maggioranza progressista che può esprimersi». La vera domanda è cosa potrebbe accadere se in questo parlamento tutte le forze che in modo trasversale rispetto ai partiti esprimono una maggioranza progressista, iniziassero a legificare davvero. E soprattutto cosa accadrebbe se su questi temi la maggioranza del Pd la smettesse di essere indecisa a tutto.
http://m.linkiesta.it/pd-obiettori-aborto
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Civati: «Io, in corsa per un PD di sinistra»
12 giugno 2013
Intervista a Pippo Civati, deputato del Partito democratico
Civati, Epifani annuncia che fra un mese si sapranno le regole del congresso Pd. I gazebo per l’elezione del leader debbono essere aperti a tutti o chiusi ai soli iscritti?
Aperti. Spalancati. Non vedo di chi dovremmo aver paura. A chi si infiltra nel Pd oggi dovremmo dare una medaglia.
Il voto locale è andato bene.
Sono commosso dalla capacità del nostro Pd di vedere sempre cose belle che non esistono. E non vedere quelle che esistono.
Cosa? Il premier Letta ha detto che il voto premia la scelta delle larghe intese.
Allora avrebbe dovuto vincere anche il Pdl. No, ha vinto un partito che esiste nonostante tutto. Che esiste ancora nei territori, ed esprime una buona classe dirigente locale. Abbiamo tutti fatto campagna elettorale, siamo tutti contenti. Ma ho incontrato molti elettori che la pensano esattamente come me e hanno votato Pd. Il problema non è abbandonare la nave, è dargli una direzione di centrosinistra. Infatti a livello locale non eravamo alleati con il Pdl.
Le regole del congresso saranno cambiate, dice Epifani. È d’accordo?
No. Fra l’altro se si candida Renzi anche la separazione fra segretario e candidato premier è assurda: poi dovremmo fare nuove primarie per il candidato premier. E non è ammissibile che cambi le regole una segreteria che ha l’unico mandato di chiudere la stagione congressuale del 2009. Non ne capisco il motivo.
Non lo capisce o non lo condivide?
Se Epifani avesse fatto solo quello che doveva fare, e cioè aprire subito il congresso, sarebbe stato semplicemente un arbitro. Invece così gestisce e indirizza tutta questa fase. Ci ha messo un mese per fare la segreteria, ora ci metterà un mese a fare le regole, e sarà luglio. Poi faremo i congressi locali, e arriveremo a ottobre-novembre. Il mandato di Bersani scadeva prima.
Nella commissione delle regole saranno i ‘renziani’ a far valere questa posizione?
Non ho ricevuto nessuna telefonata da Epifani. Non mi ha interpellato per la segreteria, né per la commissione. Continua a sottovalutare il fatto che mi candido. Forse non gli interessa, forse lo considera inutile. Forse però dovrebbe avere la cortesia di ascoltare chi è parte in causa.
Lo chiami lei.
E cosa dovrei fare, OccupyEpifani? Però è curioso che le ragioni di Cuperlo, che mi pare su questo la pensi come me, e le mie, due persone interessate alla sfida per la leadership, non vengano considerate.
Ripeto, nella commissione Renzi ha i suoi.
Anche in segreteria. Renzi ha deciso di condividere questa fase politica. Scelta legittima. Io non accampo pretese e non ho ricevuto offerte. Sono in una condizione di totale libertà. Viva la libertà.
Non rischia di essere troppo libero? Renzi ha grandi elettori nel gruppo dirigente, Cuperlo anche, forse. Lei chi ha dalla sua?
Felice di non averne. Se qualcuno vorrà sostenermi, lo dirà quando vorrà. Non ho sponsor, i grandi giornali hanno già il loro candidato, mi affido a chi come me è sganciato dai meccanismi tradizionali.
Qual è l’area che vuole mettere insieme?
Innanzitutto i delusi a stratificazioni ideologiche dal ’98 ad oggi. Giro l’Italia, ho dato una mano, da Sestri Levante a Bari. Ricevo molta attenzione. Nel gruppo parlamentare e nelle segrete stanze del Nazareno la mia posizione rappresenta l’uno per cento. Ma fuori ha ascolto e relazione politica. Vedremo.
Vuole un Pd più di sinistra?
Un Pd più di destra di così è impossibile. C’è il precipizio, c’è lo scioglimento nel Pdl.
Non sarebbe meglio che i candidati di ‘sinistra’ unissero le forze? Lei con Cuperlo, magari con Barca in squadra.
No. Abbiamo motivazioni e finalità diverse. Ma sarà bello confrontarsi con uno del valore di Gianni. Spero che la parte laica del Pd sia maggioritaria, al congresso.
La prossima settimana a Montecitorio si vota sulla cancellazione della spesa per gli F35. Lei ha firmato la mozione di Sel. I suoi colleghi del Pd che faranno?
Mi sbaglierò, ma stavolta vedo finalmente nel mio gruppo un po’ di orgoglio per le cose dette fin qui. Io la voto: quello sugli F35 è un investimento incongruo. Il ministro Mauro lo definisce un investimento di pace: una follia. In campagna elettorale abbiamo promesso un taglio. Se dobbiamo cambiare idea perché ci sono le larghe intese, significa che il parlamento diventa un’appendice di Palazzo Chigi. Stessa cosa sull’Imu.
Sull’Imu?
Siamo a rischio di aumentare l’Iva e continuiamo a discutere di cancellazione dell’Imu anche per chi se la può permettere. Il Pd deve definire una linea oltre la quale non si va. Come fa Berlusconi dall’altra parte.
DANIELA PREZIOSI
da il manifesto
http://www.lasinistraquotidiana.it/?p=4776