Non so, e poco m’interessa sapere, per quale ragione il Giornale abbia deciso di offrire una copia del Mein Kampf ai propri lettori, suscitando tante reazioni scandalizzate.
Probabilmente l’intenzione era proprio quella di suscitare scandalo, in questo clima di rincorsa a chi la fa e a chi la spara più grossa.
Io credo che le reazioni, benché comprensibili, siano sbagliate: leggere i “documenti” della storia è sempre positivo.
Le democrazie occidentali, nel dopoguerra, hanno molto scritto e molto rappresentato – nel cinema specialmente – gli avvenimenti dei decenni precedenti, ma hanno fatto poco per promuoverne lo studio.
Soprattutto, al di fuori degli ambienti specialistici, si è molto sorvolato sugli antefatti, e su molti lati ambigui e controversi dei quei decenni, tra i quali rientra a pieno titolo un libro come il Mein Kampf.
Gli anni ’20, in particolare, furono un nodo cruciale della storia del novecento: nel 1924 Stalin prende il potere nel PCUS, e nello stesso anno Hitler scrive il Mein Kampf, durante una breve prigionìa seguita al putsch di Monaco.
Sempre nel ’24, però, vide la luce in libreria Il processo di Franz Kafka, che profetizzò gli universi concentrazionari che si stavano preparando ad opera della Germania nazista e dello stalinismo sovietico. Un’intuizione straordinaria, quella kafkiana, che andava al di là dei “fatti”, e ne rappresentava l’essenza.
Nella genesi dello stalinismo – cioè nel leninismo e nelle vicende precedenti e susseguenti alla rivoluzione d’Ottobre – è racchiuso lo svolgimento di tutto ciò che sarebbe successo in tutte le parti del mondo sottosviluppato, che nel corso del ‘900 ha cercato la via rivoluzionaria per sottrarsi al proprio destino.
Nella genesi del nazismo c’è invece il seme della modernità occidentale, o meglio, il seme dei lati oscuri della modernità occidentale, che con la globalizzazione sono diventati i lati criptati della modernità tout court, senza aggettivi.
In una chiave politica più sobria e ristretta, senza enfasi, possiamo dire che negli antefatti del nazismo ci sono tutte le doppiezze e le ambiguità della democrazia e della società tecnologica.
Prima fra tutte, la doppiezza della democrazia, intesa come persuasione di massa.
Il Mein Kampf è un eccellente manuale di marketing politico, nel quale sono esposti non solo i metodi ma anche i contenuti del messaggio, e del partito, che si vuole promuovere.
Leggere, conoscere questo manuale significa apprendere cosa c’è dietro la retorica della persuasione di massa.
Significa, anche, vedere come un contenuto possa essere “lavorato” per essere reso digeribile da una determinata opinione pubblica, e su quali valori comunicativi bisogna esercitare una pressione per ottenere l’effetto desiderato.
Naturalemnte, le tecniche di persuasione di massa non nascono certamente col nazismo, sono cosa antica.
Ma prima del nazismo erano prerogativa soprattutto del Potere costituito, che le usava per mantenere il controllo sociale e lo status quo.
Con il fascismo e il nazismo si elaborano le tecniche di persuasione di massa a scopo “eversivo”, che si propongono cioè come alternativa radicale a quello che viene presentato come “status quo”.
Leggere per conoscere.
L'analogia - anche in termini di immagini e linguaggio - con situazioni attuali è molto interessante.