Dieci anni fa Nanni Moretti diceva che "con questi dirigenti, non vinceremo mai": nonostante le tante divisioni e le polemiche che sempre avevano animato la sinistra italiana, un grido così esplicito non c'era mai stato. Mai così definitivo e mai così diretto verso le persone, oltre che verso un intero indirizzo politico.
Qualcuno della nomenklatura, naturalmente, ha preso con molta condiscendenza quella disperazione, derubricandola a una forma di "idealismo d'artista" - un artista che ovviamente "non capiva" la complessità degli arabeschi strategici del partito.
In realtà, quella disperazione segnalava che si era toccato il fondo, in concomitanza con il momento che vedeva un Berlusconi trionfante e governante: era pensabile che, nonostante la condiscenza, i dirigenti del centro-sinistra prendessero atto, in qualche modo, di una crisi di distacco tra il partito e le aspettative del proprio elettorato.
E invece no: hanno continuato a scavare.
Hanno scavato con le mani per dieci anni e negli ultimi sei mesi hanno messo in campo le scavatrici.
Non contenti della sconfitta elettorale e della pessima figura fatta nell'elezione del Presidente, sono riusciti a fare un governo insieme con il PdL.
Ma questo non è bastato: la Finocchiaro, armata di pala, è scesa nella voragine e s'è inventata una legge per mettere fuori gioco il Movimento di Grillo, mentre tutto lo stato maggiore al completo dichiara di voler votare a favore del senatore Berlusconi.
Il tempo delle "analisi politiche" è tramontato. Non rimane che lo psicoanalista.