Un bel film, con il solito grande Manfredi. E bravi anche tutti gli altri.
Quel trenino che attraversa le colline innevate nella notte mi ricorda il mio viaggio attraverso l'Irpinia, ma era un treno deserto, che si è riempito soltanto nella coincidenza di Caserta.
Bello, sono rimasto a vederlo tutto, fino alla fine. Lo ricordavo poco e male, e rivedendolo mi sono accorto di molti dettagli che mi erano sfuggiti.
Credo che sia un film sottovalutato, e invece presenta momenti che si ricongiungono alla stagione neorealista, mescolati ovviamente allo sprito dissacrante di Nanni Loy, che sdrammatizza ogni situazione nel momento in cui la scena rischia di toccare il melodramma.
La scena finale, alla stazione, è comunque una chiara citazione, senza infingimenti, di "Ladri di biciclette": i bambini sono quelli che nel tempo rimangono più uguali, con lo stesso sguardo amorevole verso un padre sconfitto dalla vita, e nel rimanere sempre uguali sono il punto fermo sul quale misurare il movimento reale del mondo.