L'Occidente ha grandi motivi per essere orgoglioso di sè.
Non soltanto la scienza e l'arte, ma anche la democrazia sono conquiste che ne fanno certamente il fronte avanzato, e una forza trainante della civiltà globale.
Noi conosciamo, l'Occidente conosce anche i limiti e gli aspetti oscuri della propria storia, e ha percezione acuta del proprio cuore di tenebra, lo sente pulsare, lo estrae da sè e non ha paura di guardarlo, e questa è forse la nostra forza più grande: la coscienza totale di ciò che siamo, che rende l'orgoglio qualcosa di diverso da una semplice e scontata celebrazione.
Ma la democrazia è anche supponente, ossia soffre del pregiudizio di credersi esaustiva di ogni aspirazione e di ogni desiderio.
E' un peccato di arroganza tutto politico, più che culturale o morale: un sistema politico, ossia uno strumento, che crede di essere un fine.
Quando la democrazia è "nata" era intessuta intrinsecamente coi suoi propri fini, era un desiderio di pace e di laboriosità che diventava sistema, e produceva istituzioni, linguaggi e valori.
Nella sua fase post-industriale è andata a mano a mano prevalendo una sfera deontologica e morale separata sia dalle ragioni della democrazia e dai suoi fini: la democrazia - identificandosi in modo abnorme con il sistema economico - è diventata un fine sterile, che non è più capace di rispondere alle domande, ai sogni, ai desideri profondi.
Il subcosciente - individuale e collettivo - è diventato oggetto di marketing, e non trova più la strada verso la coscienza, se non la strada sbarrata dalle piccole dighe diffuse qua e là dalla rete degli interessi e dall'utilità immediata.
La libertà è stata trasformata in "tempo libero".
I giovani, i ragazzi e le ragazze sono la cartina di tornasole - in ogni epoca - per capire quali siano gli umori e i valori di una società e di una civiltà.
Da più di uns ecolo la nostra civiltà aveva intuito che i "valori borghesi" non bastano, e alla lunga rendono sterile la democrazia stessa che li rappresenta: contro questi valori e la loro sterilità, in modo sia pure magmatico e contraddittorio, si sono alimentate le pulsioni anarchiche di sinistra, e quelle spiritualiste di destra, e nelle forme più recenti e minimali si alimentano le bande metropolitane, e la fenomenologia degli ultras, in cerca di una bandiera e di una "missione", fosse pure la più idiota.
E' qui, in questa sfera di insoddisfazione esistenziale e culturale, che bisogna ricercare la ragione per cui giovani occidentali soggiacciono al fascino macabro di una sanguinaria e pazzesca "guerra santa".
L'Occidente dovrebbe interrogarsi sulle ragioni per cui ha dato al mondo una grande e perfetta macchina tecnologica, e ha offerto un modelo politico e istituzionale, i quali però non sono riusciti a trasmettere nulla dei valori che li hanno prodotti: questa tecnologia è semplicemente comprata, imparata e usata dal terrorismo, senza che l'humus sociale e umano che alimenta il terrorismo sia per nulla "contaminato" dai valori che hanno prodooto questa tecnologia.
Il terrorismo è un medioevo che usa cellulari e armi col puntatore laser, con la stessa ferocia distruttiva con la quale gli spadoni barbarici hanno smembrato i legionari romani a Teutoburgo.
In una civiltà di playstation e videogiochi, un medioevo così può affascinare molte "culture individuali" deboli, senza prospettive e senza sogni.