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| Guadagni privati e perdite collettive: che bello! | |
| | Autore | Messaggio |
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| Titolo: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Sab 5 Set - 7:54 | |
| http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/04/banche-piano-per-salvare-quelle-in-crisi-e-evitare-panico-tra-correntisti-pagheranno-gli-obbligazionisti/2008346/ Banche, piano per salvare quelle in crisi ed evitare panico tra correntisti. Pagheranno gli obbligazionisti Allo studio una società ad hoc, partecipata dalle altre banche, che ricapitalizzerà con 1,5 miliardi Banca Marche, Popolare dell'Etruria e Carife con l'obiettivo di risanarle e venderle. Il tutto prima che entri in vigore il regolamento europeo che prevede che al salvataggio partecipino anche i depositanti con più di 100mila euro sul conto. Ma, secondo Il Sole 24 Ore, saranno chiamati a contribuire anche migliaia di risparmiatori che hanno comprato bond dei tre istituti per un valore di 700 milioni. . . . . . . Si usa sempre il metodo più collaudato per chiedere grosse elargizioni allo Stato: evitare licenziamenti e fallimenti o (ben che va) favorire nuove assunzioni. Così è stato tante volte per la Fiat, altrettanto è stato per la vecchia-nuova Alitalia e per tanti altri casi (Parmalat, Montepaschi, etc.). Il risultato è un continuo stillicidio di imposte e tasse, aumento di tariffe, riduzione e tagli dei servizi pubblici (tratte ferroviarie, chiusura di ospedali, etc.). Mai che si pensasse a contenere i compensi (da nababbi) agli Ad, ai presidenti ed ai consiglieri di amministrazione, ai dirigenti, ai responsabili esterni ed ai rappresentanti vari delle imprese dei “capitani coraggiosi”: si fissano le spettanze per questi ruoli e poi, se si vende si vende, e senza rispondere del proprio (male)operato, naturalmente.
Adesso non mancano le varianti al metodo: si può avere, per meriti politici, qualche carica (con relativo stipendio) in un consorzio o azienda partecipata (per garantirsi continuità lucrativa) o si cerca di acquisire cariche politiche per risanare problemi economici familiari. Per il futuro, penso che le modalità per lucrare legalmente (ma immoralmente) sui contribuenti italiani varieranno sempre di più. |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Sab 5 Set - 14:09 | |
| Un liberista puro direbbe: meglio farle fallire! Salvo che non fosse lui ad averci i soldi dentro e investiti.
Trovo stucchevole - se riferito ad eventi simili - dire: "Guadagni privati e perdite collettive: che bello! " La formazione del capitale nei paesi in via di sviluppo è sempre stato un grosso problema, e non solo dei privati, ma anche del "pubblico". Le banche servono per quella formazione primaria del capitale, senza la quale esso sarebbe disperso in piccoli risparmi inutilizzabili. Esistono anche oggi leggi che regolano le società - banche comprese - e che tutelano i risparmiatori. Perché allora parlare di quelle leggi soltanto oggi, quando si salvano due banche, e non averne parlato prima, dando le indicazioni per come quelle leggi avrebbero dovuto cambiare! Si sarebbero evitati quelli che oggi si ritengono favori ad azionisti male accorti. E' questo arrivare sempre in ritardo che mi fa vedere la puzza sotto il naso. E' questo presentare le cose sempre al modo di dire: - vedete cosa succede? che non mi rassicura circa le recondite intenzioni.
Un popolo più previdente che si fosse dotato di altre leggi, oggi sarebbe in un'altra situazione, non so se migliore o peggiore, sta di fatto che vanno applicate le leggi vigenti e se non piacciono vanno cambiate. E' meglio che criticare le leggi, mentre vengono applicate.
L'altro giorno, andando in centro con mia moglie, proprio in corrispondenza dell'ingresso degli uffici della polizia urbana, c'era un signore ed una signora che confabulavano imprecando contro la polizia urbana. Mia moglie ha osservato come la gente voglia i vigili sotto casa in perenne attività ed in quantità tale da scoraggiare qualsiasi fatto disturbante, salvo poi lamentarsi quando si debba pagare una multa o le tasse o una marca da bollo per una domanda, come mi pareva fosse in quel caso.
Dal che rafforzo la mia idea che in generale siamo molto più esigenti che bravi, e quasi mai comprensivi! |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Sab 5 Set - 23:45 | |
| - einrix ha scritto:
- Un liberista puro direbbe: meglio farle fallire! Salvo che non fosse lui ad averci i soldi dentro e investiti.
Trovo stucchevole - se riferito ad eventi simili - dire: "Guadagni privati e perdite collettive: che bello! " La formazione del capitale nei paesi in via di sviluppo è sempre stato un grosso problema, e non solo dei privati, ma anche del "pubblico". Le banche servono per quella formazione primaria del capitale, senza la quale esso sarebbe disperso in piccoli risparmi inutilizzabili. Esistono anche oggi leggi che regolano le società - banche comprese - e che tutelano i risparmiatori. Ad essere sincero il titolo doveva essere: “Perdite collettive per guadagni privati”. Non mi saprei spiegare, infatti, che un’impresa normale distribuisca cariche (e relativi lauti compensi) senza saggiare l’umore del mercato e, in ultima analisi, senza tener conto delle entrate. Non ci si preoccupa affatto di queste cose ma si bada solo a programmare gli stipendi personali (a spese della collettività o di chi ha dato fiducia) e giammai mettere in discussione le proprie capacità imprenditoriali ed il rischio dell’insuccesso. Vorrei proprio vedere la nostra reazione se fossimo tra i correntisti di quelle banche! |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Dom 6 Set - 16:33 | |
| Le aziende possono essere governate male anche nei limiti previsti dalla legge, sbagliando, senza bisogno di commettere reati. E quando entrano in crisi si può decidere di chiuderle
Resta il fatto che alcune aziende hanno un qualche valore per la collettività ed è a quel punto che essa deve decidere cosa fare. Se decide di salvarle, non lo fa certo per favorire gli amministratori incapaci, ma per i buoni motivi che se ne ravvedono. Vale per l'acciaieria di Taranto, di Piombino, per le fabbriche di elettrodomestici del Veneto, per le fabbriche d'automobili negli Stati Uniti, ed anche per le banche.
Quando una azienda fallisce (o sta per fallire) nel rispetto della legge, la responsabilità degli amministratori non è penale, ma economica. Nei limiti delle leggi si devono far carico dei debiti e delle loro responsabilità. Non è un caso che alcuni secoli fa fossero nate le SPA proprio per limitare alle "azioni" la responsabilità economica degli azionisti. Allora, per debiti si finiva in galera, e per quella ragione, non abbondavano imprenditori che volessero accollarsi rischi d'impresa. Insomma, la "Responsabilità Limitata" se per qualche verso è ingiusta verso i creditori, conviene allo sviluppo dell'economia, e si tratta di scegliere tra una severità senza sviluppo o uno sviluppo con qualche insuccesso.
Il diritto fallimentare spiega quali siano le circostanze che interessano la legge, e quali azioni debbano essere intraprese per una Amministrazione controllata e per liquidare i creditori.
Si può parlare di guadagni privati e perdite collettive, in senso ironico, alla Grillo, solo se si vogliono fare battute, non ragionamenti che servano a comprendere la realtà.
Vi sono popoli che prendono molto sul serio le personali responsabilità del modo di gestire una qualunque azione, privata, pubblica, politica; ed altri che lo fanno con altrettanto pressapochismo. Come spesso dico: noi non siamo turchi, ma neppure svedesi, e sta in ciò la cifra di una cronaca che non fa che registrare il nostro modo di essere nel mondo.
Un saluto a tutti Enrico. |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Lun 7 Set - 9:52 | |
| - einrix ha scritto:
- Le aziende possono essere governate male anche nei limiti previsti dalla legge, sbagliando, senza bisogno di commettere reati. E quando entrano in crisi si può decidere di chiuderle
Resta il fatto che alcune aziende hanno un qualche valore per la collettività ed è a quel punto che essa deve decidere cosa fare. Se decide di salvarle, non lo fa certo per favorire gli amministratori incapaci, ma per i buoni motivi che se ne ravvedono. (...)
Quando una azienda fallisce (o sta per fallire) nel rispetto della legge, la responsabilità degli amministratori non è penale, ma economica. Nei limiti delle leggi si devono far carico dei debiti e delle loro responsabilità. Non è un caso che alcuni secoli fa fossero nate le SPA proprio per limitare alle "azioni" la responsabilità economica degli azionisti. Allora, per debiti si finiva in galera, e per quella ragione, non abbondavano imprenditori che volessero accollarsi rischi d'impresa. Insomma, la "Responsabilità Limitata" se per qualche verso è ingiusta verso i creditori, conviene allo sviluppo dell'economia, e si tratta di scegliere tra una severità senza sviluppo o uno sviluppo con qualche insuccesso.
Il diritto fallimentare spiega quali siano le circostanze che interessano la legge, e quali azioni debbano essere intraprese per una Amministrazione controllata e per liquidare i creditori. (...)
Vi sono popoli che prendono molto sul serio le personali responsabilità del modo di gestire una qualunque azione, privata, pubblica, politica; ed altri che lo fanno con altrettanto pressapochismo. In uno Stato normale, democratico, le cose andrebbero come tu sostieni e che io mi aspetterei. Le esperienze maturate, le vicende truffaldine che si scoprono a distanza di tempo e di luoghi amareggiano ed indignano i cittadini, che si sentono defraudati della fiducia che ripongono nelle istituzioni e in coloro che eleggono in loro rappresentanza. In una barca che fa acqua da tutte le parti e che gli occupanti stentano a tenere a galla e a portare a riva, ha senso che il nocchiere prenda il sole e che si faccia la doccia con il sudore dei rematori? I casi che parlano continuamente di conflitto d’interessi dei nostri politici; dei mega-stipendi dei manager pubblici e degli addetti alle aule parlamentari nazionali, regionali, provinciali e comunali; delle elargizioni a tutte le “cause perse” già all’avvio; delle spese collaterali in auto blu e scorte per le diverse caste (politica, militare, religiosa); dello sperpero del danaro pubblico per opere imposte, mal realizzate e non funzionanti; degli aggiustamenti con la giustizia per sé stessi o per familiari o per gli amici; etc. etc. a me non passano inosservate e vorrei che non fossero mai accadute: ne parlo pensando che il coinvolgimento di tutti possa limitarle per il futuro. |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Lun 7 Set - 10:31 | |
| "In uno Stato normale, democratico, le cose andrebbero come tu sostieni e che io mi aspetterei. Le esperienze maturate, le vicende truffaldine che si scoprono a distanza di tempo e di luoghi amareggiano ed indignano i cittadini, che si sentono defraudati della fiducia che ripongono nelle istituzioni e in coloro che eleggono in loro rappresentanza"
E' questo il punto, iafran! La coscienza conoscente della gente è ormai pervasa da concetti simili, che per alcuni (relativamente pochi) rappresenta l'alibì per il "mal comune", e per gli altri (la stragrande maggioranza), la perdita della fiducia nelle leggi e nelle istituzioni, tanto da restarne orfani. Per questa ragione mi prendo la briga di rappresentare il paese normale, così com'è per le tante persone oneste che hanno accettato la regola del vivere comune. Voglio infondere quella fiducia che il quarto potere, la Stampa, tende in ogni modo a togliere. E lo faccio dicendo che le leggi ci sono, per formare la classe dirigente, le istituzioni e per giudicare chi non le rispetti.
La stampa è stata definita il quarto potere in Inghilterra, un paio di anni prima della Rivoluzione Francese, quando si trattava il tema della separazione dei poteri secondo Montesquieu, per dare un sano equilibrio alle istituzioni che dovevano e devono reggere le sorti di un paese che voglia vivere una stagione di democrazia. La stampa, purtroppo, venendo meno ad una sua possibile funzione, è stata ed è un potere in combutta con altri poteri, la dove la separazione sarebbe indispensabile. Lasciando perdere la storia della prima repubblica, quando la stampa, alla fine, pareva sgomenta di apprendere dai tribunali quelle verità che essi avevano sempre taciuto, e lasciando perdere anche quel primo momento in cui la discesa in campo del Cavaliere, pareva porli al riparo da tutti i loro timori, che le sinistre potessero salire al governo, viene un momento in cui si capisce che è necessario un cambio di strategia. Si costruisce una campagna di discredito della politica, pari solo a quella portata avanti contro il comunismo, per indebolire, di fronte all'opinione pubblica una classe politica ed i partiti, che se non erano immuni da peccati, restavano il solo strumento in difesa delle istituzioni e della democrazia(1). Così, la moralizzazione, che entro certi limiti sarebbe stata salutare, diventa una guerra di sterminio approfittando di qualsiasi notizia o illazione che servisse allo scopo, proprio come in quel "Numero Zero" di Umberto Eco.
Nota 1) Cerco di semplificare. A complicare il quadro, è proprio Berlusconi, un esponente di quel quarto potere, immanicato in mille traffici e connivenze, che entra in politica per non finire in galera, o per non spararsi un colpo di fucile, come Gardini. Se si toglie questa anomalia che finisce per distruggere l'immagine della destra nel nostro paese, l'anti politica ed il populismo avrebbero fatto meno danni, e saremmo stati più vicini ai modi di vivere la democrazia, degli altri stati europei. |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Lun 7 Set - 13:51 | |
| - einrix ha scritto:
- "In uno Stato normale, democratico, le cose andrebbero come tu sostieni e che io mi aspetterei.
Le esperienze maturate, le vicende truffaldine che si scoprono a distanza di tempo e di luoghi amareggiano ed indignano i cittadini, che si sentono defraudati della fiducia che ripongono nelle istituzioni e in coloro che eleggono in loro rappresentanza"
E' questo il punto, iafran! La coscienza conoscente della gente è ormai pervasa da concetti simili, che per alcuni (relativamente pochi) rappresenta l'alibì per il "mal comune", e per gli altri (la stragrande maggioranza), la perdita della fiducia nelle leggi e nelle istituzioni, tanto da restarne orfani. Per questa ragione mi prendo la briga di rappresentare il paese normale, così com'è per le tante persone oneste che hanno accettato la regola del vivere comune. Voglio infondere quella fiducia che il quarto potere, la Stampa, tende in ogni modo a togliere. E lo faccio dicendo che le leggi ci sono, per formare la classe dirigente, le istituzioni e per giudicare chi non le rispetti. Il ruolo dei contrappesi in democrazia. È importante che si creda nella legalità e che non ci si lasci condizionare da chi tende a sconvolgere l’ordine democratico, ma è giusto anche denunciare coloro che tradiscono la fiducia ricevuta ed abusano del potere che hanno. |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Lun 7 Set - 14:41 | |
| E' giusto, iafran, è giusto denunciare i difetti e gli errori, ma la critica deve sempre essere costruttiva, e la premessa per una proposta o per una decisione da prendere. Troppo spesso, la critica è solo uno strumento della diffamazione, e con altri fini che risolvere uno specifico problema. La storia delle due banche non la si tira fuori, per le due banche in se, ma in maniera emblematica, per mostrare come ancora una volta vinca l'ingiustizia e il malaffare. Basta estrapolare il concetto e sfuggiamo dalla realtà in cui viviamo per entrare in un mondo di incubi e di paure. Quella "Paura liquida" su cui Bauman ci ha scritto un saggio. Ci sono partiti che campano sulla paura. Un tempo era la paura del comunismo, oggi è la paura per le tasse, per la disoccupazione e gli immigrati che sono visti come portatori di disordine e delinquenza.
Io non ci sto. Se c'è da parlare di amministratori incapaci o corrotti lo voglio fare dando un nome a quelle persone, e voglio essere informato della giustizia per i provvedimenti che prende in base a quali delitti. Insinuare, lanciare dubbi è proprio da "Numero Zero" di Eco. Così si creano danni nella psiche della gente che non ha il tempo, la voglia, la capacità di approfondire i fatti. Il sistema funziona perché i vissuti di coscienza delle persone sono manipolati da anni da una comunicazione che utilizzando il verosimile, falsifica scientificamente la verità.
Nella tua apertura, di sicuro inconsapevolmente, hai alimentato la macchina del fango contro quella "Politica" che è la sola istituzione che dobbiamo salvare, per salvarci. In una nazione che mediamente funziona, com'è del resto la nostra, i guadagni privati si accompagnano sempre ai guadagni collettivi, quasi mai a perdite collettive. Vi è poi il discorso della redistribuzione attraverso la fiscalità ed il welfare che si sviluppa proprio per stabilire quale parte del plusvalore vada ai redditi ed ai consumi, e quale debba andare alla formazione dei capitali ed agli investimenti.
Solo ad un sindacalista ho sentito dire: vi sono famiglie imprenditrici ricche, e talvolta le loro imprese sono sotto capitalizzate. Avete mai sentito o letto una notizia del genere? Quanti sono gli imprenditori che hanno chiuso bottega e sono andati a vivere in Svizzera, negli Stati Uniti o in qualche paese esotico. Nessuno solleva il tema etico per questi filibustieri che sottraggono sviluppo al loro paese. E' proprio per occultare una delle ragioni del nostro impoverimento che si dileggia la politica, in modo da tenere i partiti sotto pressione e ricatto, al fine che non disturbino chi la stampa la finanzia per proteggere i propri interessi.
Con una informazione diversa non staremmo a parlare a questo modo, ma entreremmo nel cuore dei problemi del nostro paese. Per farlo, occorre avere una coscienza libera da preconcetti e capace di filtrare tutte le bufale che vengano disseminate sul sentiero della ragione, col risultato di far perdere tempo, quando non gli riesca di infilare nel cervello della gente, opinioni dure a morire.
Un saluto Enrico. |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Dom 13 Set - 23:24 | |
| http://www.quifinanza.it/9574/soldi/banche-approvato-bail-in-anticamera-prelievo-forzoso.html Approvato il 'bail in', anticamera del prelievo forzoso11/09/2015 - Via libera del Consiglio dei ministri all’attuazione della direttiva europea sulle crisi bancarie. Dal 1° gennaio 2016 i salvataggi delle banche non saranno più finanziati dallo Stato, bensì dagli istituti stessi (il cosiddetto bail-in), cioè in prima battuta dagli azionisti degli istituti di credito coinvolti, poi dagli obbligazionisti, infine, se necessario, dai correntisti con depositi superiori ai 100mila euro (al di sotto di quella cifra infatti vige la garanzia sui depositi). Il testo recepisce 56 direttive e 9 decisioni quadro della Ue, andando verso una ulteriore riduzione delle procedure d'infrazione a carico dello Stato.IL BAIL-IN - Inizia in sostanza l'era del 'Bail-in' - il salvataggio del sistema dall'interno, ovvero con le risorse interne al sistema stesso - che si contrappone al 'Bail-out', ovvero il salvataggio dall'esterno tramite le casse pubbliche. Quindi, quando una banca fallisce (e sta capitando in questi mesi sempre più frequentemente in Europa, dalla Hypo bank carinziana alla sua gemella di Duesseldorf, passando per la Spagna e la Grecia), si bussa cassa agli azionisti. Siccome però è quanto mai probabile che i debiti travalichino di parecchio gli investimenti di questi ultimi, si batterà alla porta dei correntisti. Sopra i centomila euro, dicono. Il nodo del problema potrebbe infatti nascondersi nella tempistica dell’Europa, che ha imposto all’Italia (e ad altro dieci stati) di adottare queste misure entro due mesi. Si teme insomma che alla fine dell’estate arrivi qualche turbolenza? Molti annuiscono. LE BANCHE ITALIANE - il governatore di Bankitalia Visco in audizione proprio al Senato aveva avvertito che le banche "dovranno adottare un approccio nei confronti della clientela coerente con il cambiamento fondamentale apportato dalle nuove regole, che non consentono d'ora in poi il salvataggio di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi creditori". Ora le banche italiane, che hanno accumulato un record di sofferenze ed incagli per 330 miliardi di euro, si accingono a fare pagare i propri debiti e gli allegri affidamenti ad amici e compagni di merende agli ignari correntisti, replicando in tal modo l’esperimento di Cipro, quando le banche, senza alcun preavviso (e per di più in prossimità di una festività nazionale) hanno chiuso gli sportelli e bloccato i bancomat.ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI - Adusbef e Federconsumatori, che si appellano ai parlamentari per non recepire norme europee truffaldine dei diritti dei risparmiatori, ritengono che "occorre informare i cittadini sull’ennesimo furto con destrezza perpetrato dall'oligarchia europea e dalla Bce di Mario Draghi, per dare ai risparmiatori e depositanti la possibilità di scelta".. . . . . . . Saranno chiamati a rispondere del deficit delle banche gli azionisti, gli obbligazionisti, ed i correntisti con depositi superiori ai 100mila euro. Quelli che percepivano dalle banche stipendi/annui da 240mila euro in su (Ad e similari), invece, continueranno (probabilmente) ad incassare le loro prebende imperturbati. Se fosse così, sarebbe un vero piacere ed onore per i correntisti sostenere e proteggere una siffatta classe di intoccabili e rari professionisti, mentre per questi (intoccabili) è una fortuna avere una siffatta classe di correntisti-sovvenzionatori, che, senza di loro, non saprebbe proprio a che santo votarsi (per far sparire i propri risparmi)! |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Lun 14 Set - 14:58 | |
| Insomma, se paga la collettività va male, ma qui pare si dica che vada male anche se pagano i privati, azionisti e creditori oltre i centomila euro. Riflettete su cosa sia meglio fare e intanto si applichino le leggi italiane ed europee, che in fondo, mostrano tanto buon senso. Sono ben altri i problemi di una nazione: Argentina e Grecia, insegnano. |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Lun 14 Set - 15:38 | |
| - einrix ha scritto:
- Insomma, se paga la collettività va male, ma qui pare si dica che vada male anche se pagano i privati, azionisti e creditori oltre i centomila euro.
Dovrebbero pagare solo i responsabili del deficit, che hanno gestito i soldi degli ignari correntisti (futuri "creditori", loro malgrado!). |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Lun 14 Set - 22:23 | |
| Si, detta così sarebbe anche giusto, ma pagare che cosa, con che cosa? Per quello dicevo che ci sono le leggi e fonti di diritto che coprono le diverse situazioni, dal fallimento alla truffa o all'estorsione. E se ci sono, di cosa ci lamentiamo, del fatto che non vengano applicate, del fatto che non siano severe? Va bene sfogarsi, ma quando si scende nel concreto si vede quanto la materia sia semplice in se, e complessa per chi non la conosce.
Ha Joon Chang ha scritto un bel libro che ti consiglio di leggere. Il titolo è: 23 cose che non ti hanno mai detto sul capitalismo. Ha Joon Chang non è come potrebbe sembrare un feroce comunista. E' un professore di economia che gira le cattedre del mondo dalla Corea alla GB e gli Stati Uniti. Spiega molto bene certi meccanismi che in prima approssimazione o non si conoscono o non se ne sa apprezzare il contenuto. Sono un bell'esercizio per capire ciò di cui ci stiamo occupando, e permette di farsi una idea sulle possibili soluzioni.
Buona serata Enrico. |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Mar 15 Set - 16:44 | |
| - einrix ha scritto:
- Si, detta così sarebbe anche giusto, ma pagare che cosa, con che cosa?
Per quello dicevo che ci sono le leggi e fonti di diritto che coprono le diverse situazioni, dal fallimento alla truffa o all'estorsione. E se ci sono, di cosa ci lamentiamo, del fatto che non vengano applicate, del fatto che non siano severe? Va bene sfogarsi, ma quando si scende nel concreto si vede quanto la materia sia semplice in se, e complessa per chi non la conosce. Sì, che ci sono le norme da rispettare e da far rispettare ma è la classe politica che dovrebbe legiferare per chiamare tutti alle proprie responsabilità: i cittadini (in questo caso i correntisti delle suddette banche) non possono constatare (e rimetterci senza alcuna colpa se non quella di aver affidato ad altri il proprio denaro) che, ai lauti stipendi dei loro amministratori, non seguano i relativi oneri per cattiva gestione. Ci si dovrebbe rifare solo su questi, che, in parole povere, sono stati percettori di reddito ... a tradimento. |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! Mar 15 Set - 17:34 | |
| iafran, la gente non è mica obbligata a portare i soldi in banca, specie adesso che non ti danno nulla. Perché uno dovrebbe portare i soldi in banca e rischiare per un interesse dell'1% di perdere il suo capitale? Quando in banca hai i soldi della spesa, gli altri te li puoi tenere in cassaforte.
Ovviamente sto esagerando, ma solo per mostrarti che vi sono altri modi di vedere le cose. Se uno mette i soldi in banca oltre una certa cifra, sa che rischi corre se le cose vanno male, come lo sanno i pensionati greci che si sono visti decurtare la pensione a causa del fallimento del loro sistema di welfare.
La classe politica le leggi le ha fatte in passato e le sta ammodernando adesso, con l'Europa. E' inutile chiedere altre leggi, a tamburo battente come se fossero le leggi qualche cosa di taumaturgico. Vedi iafran, non dico che tu abbia torto, voglio mostrarti altri modi di dire cose sensate diverse dalle tue. Il difficile è trovare il vero oggetto della discussione, per poterlo guardare assieme al fine di vederlo e sapere cos'è.
I sofisti, in Grecia si fecero una brutta fama, perché dimostrando tutto ed il contrario di tutto, facevano vedere che non esistono verità assolute. Chi credeva invece nelle verità assolute, non volendo mettere in discussione le proprie conoscenze, trovava fastidioso che qualcuno riuscisse a dimostrare che la loro conoscenza fosse errata in qualche parte. Non che la cosa in se non sia ciò che è. Il fatto è che ognuno della cosa in se, ne conosce una parte, e soprattutto la conosce in base alle conoscenze che ha. Un barbiere conoscerà i capelli in un certo modo, un tricologo li conoscerà in un altro. Il brutto accade quando un salumiere ed un contadino parleranno tra loro di capelli, visto che ne hanno. In realtà una conoscenza profonda di un capello, non ce l'ha nessuno, almeno sino al limite estremo della conoscenza. E pensa tu che noi trattiamo di oggetti appena intravvisti, molto più complessi di un pelo. Da qui discendono le nostre difficoltà, che per questo ci stimolano a ragionare, e talvolta, dialetticamente, a rendere concrete delle conoscenze, seppure molto perfettibili, che rappresentano un progresso rispetto al nostro conoscere precedente. Buona serata Enrico. |
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| Titolo: Re: Guadagni privati e perdite collettive: che bello! | |
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