| | L'opposizione dei dilettanti - Risposta a Akilis | |
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Ospite Ospite
| Titolo: L'opposizione dei dilettanti - Risposta a Akilis Mar 21 Mag - 15:33 | |
| Akilis: Per me, comunque la si guardi, la situazione e’ triste. A prescindere di tutte le critiche che si possono fare – giuste e ingiuste - a delle persone inesperte di politica, affidare a loro l’opposizione nei momenti piu’ critici e decisivi e’ la cosa piu’ tragica e quanto meno deprimente che possa capitare ad un paese. E dire che una volta in Italia c’era la sinistra piu’ forte del mondo “occidentale”.
Hai ragione, ma tutto ha una logica: un'opposizione di dilettanti verso un potere esercitato da dilettanti, in un contesto politico e istituzionale che, col maggioritario e con la caricatura di bipolarismo che è stata messa in piedi, è rabberciato, confuso, contradittorio e artificioso. Un professionista in un contesto come questo non saprebbe da che parte cominciare, o meglio, lo saprebbe benissimo ma si renderebbe subito conto di non poter contare su nessuno, se non - forse, faticosamente - su quel residuo di "popolo intelligente" ereditato dalla vecchia sinistra: dico "forse", perché anche le parole con le quali si comunica, e i concetti ad esse legate, sono state logorati e svuotati di senso, all'uso demenziale che ne è stato fatto negli ultimi vent'anni.
La sinistra più forte del mondo occidentale? Direi di no: forte sì, ma non la più forte. In Europa la sinistra socialista e socialdemocratica hanno non solo governato, ma sono riuscite a creare una cultura laica e democratica molto più solida di quella che esiste in Italia: qualcuno potrà dire che il merito non è tanto e soltanto della sinistra, ma di una tradizione laicista, liberale e libertaria che il nostro paese non ha mai avuto - in fondo la Rivoluzione illumistica appartiene alla Francia, la Magna Charta all'inghilterra, Lutero alla Germania e ai paesi nordici, mentre noi siamo l'epicentro della Controriforma e la patria dello scalcagnato liberalismo provinciale savoiardo. Una sinistra forte, quella italiana, che è vissuta in un contesto nel quale ancora più forte - più storicamente forte - è la destra clericale e quella fascista, e sul piano culturale è ancora più forte il qualunquismo atavico e un malcelato, indistruttibile disprezzo verso ogni idealità. Una sinistra, quindi, che, per quanto forte, anche elettoralmente, è sempre rimasta un'isola. La famosa "classe media", la "borghesia colta", la "coscienza democratica condivisa a livello popolare", sono rimaste niente di più che un elemento retorico, buono per celebrare la "repubblica antifascista nata dalla Resistenza": al di fuori di sé, la sinistra non ha mai avuto uno spazio "democratico" di espansione e questo ha reso la sua forza assai meno produttiva, e meno influente, di quanto in teoria avrebbe potuto essere.
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| Titolo: Re: L'opposizione dei dilettanti - Risposta a Akilis Ven 24 Mag - 19:07 | |
| La sinistra italiana non ha mai avuto responsabilità di governo, per questo forse, sia quella definita radicale che quella, per così dire, dialogante (che una vera socialdemocrazia in Italia non c'è mai stata), non hanno una cifra esatta di come si possa condurre un mutamento serio sul piano della democrazia, dell'economia e dei diritti civili. I governi nei quali la sinistra è stata coinvolta (più complice che collaboratrice), sono sempre stati guidati da personaggi che avevano ben poco di progressista, questo ha fatto sì che formazioni sedicenti di sinistra, quali il PD, non dovendosi mai confrontare col cambiamento, ma solo con la gestione dell'esistente, avessero potuto sviluppare al proprio interno ceti politici che pensavano tutto ed il suo contrario. Così è accaduto che quando si sono trovati, a causa della crisi, di fronte a scelte difficili e di portata più strategica, le diverse anime carsiche siano entrate in conflitto squagliando il progetto.
La sinistra sinistra, non sta meglio: Abbandonati i sogni palingenetici dell'ideologia comunista, ora sta verosimilmente restringendo i propri orizzonti in ambiti più limitati quali la partecipazione democratica, gli strumenti di democrazia di prossimità, il contatto coi movimenti che, in quanto politicamente poco rappresentanti, proliferano in maniera autonoma. Queste mutazioni sono sicuramente apprezzabili, però perdono di vista l'ambito generale, come capita sovente a movimenti che si battono per la democrazia partecipata in ambito locale, ma non hanno niente da dire quando viene picconata la democrazia rappresentativa con i vari Porcellum e Mattarellum, che tendono a travisare la rappresentanza Parlamentare come scritta in Costituzione, in un improbabile miscuglio fra parlamentarismo e presidenzialismo.
Altro aspetto del riflusso sono i progetti ambientalisti, miopi e in alcuni casi con grossi limiti, che misurano la trasformazione della realtà proponendo alternative, poco praticabili nel mondo odierno, che spesso rispondono ad impulsi personali del tipo, se tutti avessimo comportamenti più sani il mondo non potrebbe che cambiare in meglio. Se fosse vero questo, oggi, dopo oltre 2000 anni di cristianesimo, dovremmo vivere nel migliore dei mondi possibili. Le vie che s'intraprendono in questo modo sono per lo più al di fuori della politica, partitica o meno, in questo senso hanno un lodevole valore culturale, ma qui occorrerebbe chiedersi marxianamente quanto la cultura crei politica e quanto invece non sia vero il contrario. Il berlusconismo farebbe propendere ancora per la seconda ipotesi. |
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| Titolo: Re: L'opposizione dei dilettanti - Risposta a Akilis Sab 25 Mag - 1:29 | |
| Mettendo insieme la mia rappresentazione con quella di Bastiano, si arriva a una sintesi per cui c'è un unico dato certo: la sinistra italiana non è mai stata e non è una sinistra di governo. O anche: laddove, e nei limiti in cui, la sinistra italiana è stata di governo, non è riuscita ad essere pienamente sinistra.
Questo dato non si basa sul fatto che la nostra sinistra non è riuscita a realizzare integralmente, con pienezza, i suoi obiettivi politici e ideologici: questo è stato impossibile in tutte le altre democrazie occidentali, nelle quali il capitalismo è rimasto comunque il sistema dominante. Quello che invece caratterizza la nostra sinistra è l'incertezza e la sindrome compromissoria, che hanno impedito di porsi con chiarezza obiettivi anche limitati, ma perseguiti con fermezza e deteminazione. Una fermezza che è riuscita ad esistere solo quando la sinistra agiva come opposizione, non solo parlamentare, ma anche sociale e culturale.
Io credo che ciò sia dovuto a due fattori, che sommano i loro effetti. Il primo è una storica, genetica, omissione ideologica, che ha distinto il socialismo dal liberalismo, ossia quella di avere una ricca teoria della società e di aver ignorato, o sottovalutato, la teoria delle istituzioni e il problema del "potere". Il secondo, più tipicamente italiano, è la tradizione culturale e perfino antropologica che si è radicata, nel tempo, nella società italiana proprio sul tema del "potere": l'alternativa al potere autoritario (borbonico, fascista o teocratico) elaborata dalla nostra classe dirigente è stata quella di tipo democristiano, ossia fondata sul compromesso cinico, sistematico e opaco, che per antitesi trasforma qualunque idealità e qualunque scelta chiara e coraggiosa in una forma di pericoloso estremismo. La particolare situazione italiana, nel quadro degli assetti internazionali post-bellici, ha fatto il resto, costringendo la sinistra a un'ulteriore limitazione della propria funzione propositiva, in nome del "realismo". |
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| Titolo: Re: L'opposizione dei dilettanti - Risposta a Akilis | |
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| | | | L'opposizione dei dilettanti - Risposta a Akilis | |
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