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 La Battaglia di Vienna (1683)

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MessaggioTitolo: La Battaglia di Vienna (1683)   La Battaglia di Vienna (1683) Icon_minitimeMar 12 Apr - 23:58

Il muro di Vienna, in costruzione, non sappiamo se esso sia pensilina per riparare i profughi dalla pioggia, o appartenga , invece, alla categoria dei muri atti a respingere gli umani, fa tornare in mente La Battaglia di Vienna, che col muro ha molte attinenze. Fu la battaglia decisiva del conflitto austro -turco, e tutta l'Europa , se pur ancora ammaccata dalla guerra dei '30 anni, si trovo' compatta per respingere l'invasore, al comando del re polacco Giovanni Sobieski, 170.000 turchi contro 40.000 europei e l'Europa vinse e fu salva.Narra la leggenda che il re Giovanni Sobieski, prima dell battaglia definitiva, all'alba, si recò alla Santa Messa, confessandosi e comunicandosi. Noto che tutti sono disposti a spendere sè stessi fino in fondo, e a  tirare fuori energie riposte, per liberarsi dagli intrusi. L'Olanda durante la guerra contro la Francia apre le chiuse e le dighe. Sempre visionario resta chi parla di Europa federale, e chi sogna di abbattere i muri, qualsiasi connotazione essi abbiano. Tutto cio' ruota attorno alla conservazione dell'Io, uno degli istinti primordiali dell'Uomo.
Ciao


Ultima modifica di Micol il Ven 16 Giu - 22:46 - modificato 1 volta.
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cardif

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MessaggioTitolo: Re: La Battaglia di Vienna (1683)   La Battaglia di Vienna (1683) Icon_minitimeMer 13 Apr - 0:45

Micol ha scritto:
Il muro di Vienna, in costruzione, ...  guerra dei '30 anni, ... conservazione dell'Io, uno degli istinti primordiali dell'Uomo.
Pensi che non sia possibile un'Europa non dico totalmente affiatata ma almeno in grado di non farsi continue guerre?
La 'conservazione dell'io' spinge anche le aree ricche a difendersi da quelle povere: il nord da sud, i centri città dalle periferie degli ultimi. Lasciamo fare e vedremo muri che dividono le città, che dividono gli stessi Stati al loro interno.

Penso che proprio l'istinto di conservazione dovrebbe spingere ad evitare arroccamenti, muri e guerre. Basta appunto ricordare il passato, rileggere la storia. E trarne una lezione per diventare più maturi come popoli, oltre che come individui. Vabbè, Salvini a parte.

cardif
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MessaggioTitolo: Re: La Battaglia di Vienna (1683)   La Battaglia di Vienna (1683) Icon_minitimeMer 13 Apr - 3:29

Cardif.

Ma le citta' gia' sono divise al loro interno. A Roma nelle zone piu' pregiate si hanno vasti comprensori, con fuori guardiani in divisa, pistole, e cani feroci che fanno su e giu' dinanzi ai cancelli di accesso, e controllano ogni macchina che vuole entrare, a EUR è cosi'( Roma Sud)e nella zona Nord è lo stesso, Cassia, Fleming, Camilluccia ivi vi sono questi stupendi complessi residenziali immersi nel verde, con cancellate, guardie , pistole e cani. Quote di immigrati dovrebbero andare anche in queste zone residenziali, non dico , per carita', dare loro un attico e superattico con piscina sul terrazzo,e vista Roma in basso , ma almeno dei giardini dove mettere prefabbricati , ma i residenti non vorranno, diranno che hanno pagato la' oro per ogni metro quadro appunto perchè non volevano, e non vogliono, intrusi e desiderano stare comodi, e per raggiungere codesta comodita' si sono spaccati la schiena a lavorare 18 ore al giorno, e quindi questi poveri immigrati saranno spostati nelle periferie, e certo che le periferie non voteranno piu' per la sinistra, e tutti i poveri in genere dicono che dalla sinistra non hanno guadagnato mai nulla, ne' casa, ne' lavoro, nè servizi sociali e andassero tutti a S.Pietro, si accampano dentro la Basilica o nell'attico di Bertone.
Per altro per entrare al Vaticano non è affatto sempice, appena si entra c'è sulla destra uno stanzone dove consegnare un documento e diire perchè si va,rilasciano il badge da tenere in vista sul giaccone, all'ingresso vi sono due guardie svizzere con mantello, in velluto blu scuro, e spadone d'acciaio luccicante.Per entrare nella Basilica e nei sotterranei vi sono innumerevoli controlli, certo c'è la paura del terrorismo, ma di muri la' ve ne sono tanti.

La gente, poi, è ferocemente spietata. Vi sono a Roma delle piazzette trasformate in giardinetti privati con dondoli e scivoli per i bimbi, con recinzioni arbitrarie, cancelletti, e cartelli, scritti da abitanti del luogo, dicono che non ci si puo' sedere la' con pizzette o gelati,ovviamente c'è anche l'orario di accesso, e 2 anni fa c'erano dei bimbi sulle altalene, e anziani in carrozzella, e è arrivato un uomo con la gamba destra spaccata trasversalmente a meta' a livello della tibia, e aveva quale stampella un tronco di un albero, sembrava indiano, e s'è seduto la' sul muretto, neanche ha occupato una panchina,forse veniva dal dormitorio "Don Luigi Di Liegro" sulla Casilina, li' vicino, allorchè è giunto un tizio, che aveva l'aria di essere il padrone del quartiere, che l'ha cacciato, la vergogna è stata tanta, nessuno ha parlato, manco io, non credevo che Roma potesse scendere così in basso.
Ciao.
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MessaggioTitolo: Re: La Battaglia di Vienna (1683)   La Battaglia di Vienna (1683) Icon_minitimeMer 13 Apr - 9:35

Micol mi ha preceduto: leggendoo i tuoi appunti, caro Cardif, volrvo dire esattamnte le stesse cose.

Nei decenni passati esistevano, come dappertutto, i quartieri più eleganti e quelli popolari, ma non c'erano muri e guardiani, i quartieri erano "aperti" sia in senso fisico sia in senso socio-economico: c'era una certa apprezzabile mescolanza di livelli economici familiari, di mestieri e professioni, per cui per esempio il centro storico era abitato anche da tanti piccoli artigiani, impiegati e pensionati, e così via.

E' subentrato poi un altro fenomeno, in aggiunta a quello delineato da Micol: il melting pot scolastico, un tempo affidato ai grandi licei e all'università pubblici, ha lasciato il posto a licei di periferia e all'emergere di università private.
Senza entrare in dettagli (che pure sarebbero di grande interesse), il risultato è l'innalzamento di muri  immateriali ma ugualmente visibili, forse più alti di quelli in mattoni.
Questi muri scolastici io li paragonerei, più che a muri, a canalizzazioni cementificate che, oltre al presente tendono a separare anche i destini futuri dei ragazzi: alla Luiss (università privata e costosa) per esempio, molti si iscrivono soprattutto per intrecciare rapporti personali, che diventeranno poi utili rapporti professionali con gente di pari livello sociale ed economico, e di "potere".
Si sono poi moltiplicati a dismisura i collegi "esclusivi", in molti casi gestiti da ordini ecclesiastici, in altri rigorosamente laici, tutti piuttosto costosi.

Si è insomma reso visibile il trionfo del "mercato": individuati i target, si sono create le "offerte" adeguate a quei target.
Il problema socio-politico (e io direi anche antropologico, umano) sono ovviamente i target, e solo in subordine le offerte.
Like a Star @ heaven
Se avete letto, e lo ricordate e apprezzate, vorrei proporre una rivisitazione del bel libro di JP Sartre, Il muro.
L'attinenza è solo casualmente data dal titolo: il muro di Sartre non è materiale, e nemmeno tanto sociale - come quelli dei quali abbiamo parlato finora - e ciononostante i cinque racconti del libro si affacciano su inquietudini angosciose, che oggi percorrono questa Europa e la sua coscienza collettiva.
Se dovessi rappresentare tutto in una frase, direi che i muri non sempre servono a lasciar fuori qualcuno, ma talvolta esistono per tenere dentro qualcosa.
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MessaggioTitolo: Re: La Battaglia di Vienna (1683)   La Battaglia di Vienna (1683) Icon_minitimeMer 13 Apr - 22:46

Ma cari amici conosco la realtà che descrivete. Appunto: siamo già ad un livello accentuato di arroccamenti e muri, compresi quelli messi in atto da chi detiene la ricchezza e che consente solo a loro di poterla conservare e aumentare, come con Luiss e Bocconi come ha detto Rom.
Lo so, perciò ho scritto di centri e periferie; di ricchi che difendono privileggi e poveri sempre più poveri ed in aumento.
Dovunque nel mondo la ricchezza sta diventando sempre più concentrata nelle mani di sempre meno persone, dal reaganismo in poi soprattutto. Dalle banlieue parigine alle favelas brasiliane i poveri tentano con azioni di forza di far sentire il loro bisogno di giustizia sociale, di redistribuzione del reddito.
In passato ci sono state la rivoluzione francese ad invocare 'liberté fraternité egalité"; c'è stata la rivoluzione d'ottobre con la richiesta di "pane pace e libertà". Con i conseguenti fiumi di sangue.
Quando il popolo è troppo oppresso si arriva a questo: alla rivolta di massa. Certamente siamo lontani dal ricadere in quelle condizioni sociali; li porto come esempi limite per dire che più la ricchezza si difende comprando il potere e si arrocca, tanto più le sofferenze dei deboli aumentano. Tanto più il mondo 'civile' sfrutta il terzo mondo, come ha fatto sia per la mano d'opera a prezzi da fame sia usurpando le risorse, tanto più danno ne riceve. E non migliora la vita, propria e degli altri.
Quando il potere e la ricchezza si concentra in troppe poche mani avvengono le rivoluzioni, come è avvenuto negli ultimi anni nelle dittature del nord Africa.
Perciò concordo con chi dice che è preferibile la via della equità sociale, anche per il proprio tornaconto. Altro che alzare muri.

cardif
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