E' stato eletto oggi il segretario del PD, Guglielmo Epifani, in nome dell'unità, o almeno col compito di tenere insieme il partito dopo le tempeste post-elettorali. Ennesimo rinvio, nella tradizione d'una dirigenza che ha l'orrore atavico delle famigerate "spaccature".
Un orrore che, con ogni evidenza, è servito solo a mascherare le divisioni, e mai a superale o risolverle.
Con uno sguardo retrospettivo, possiamo vedere in questo modo anche le "primarie", che hanno avuto la funzione - al di là del loro scopo immediato - di smussar e confondere, più che esaltare, le differenze.
C'è un vizio genetico nel PD, che ha bisogno di essere reso esplicito e finalmente discusso, dopo anni di illusioni.
C'è una sudditanza culturale della componente di sinistra del PD e diciamo pure della sinistra cosiddetta riformista - riconosciuta per altro dallo stesso Fassina - nei confronti del neoliberismo, che ha bisogno di essere resa esplicita e finalmente discussa.
Le ragioni di uno scontro ci sono tutte. Sarebbe bene che potessero esprimersi, non più sui nomi o sulle alleanze, o su illusori disegni strategici "maggioritari", ma sulla lettura della società e sulle diverse visioni della politica, delle istituzioni e del governo.