Non è facile stabilire una classifica di merito tra i nostri presidenti della repubblica, per la stessa ragione per cui i paragoni tra campioni del calcio passati e presenti è molto aleatoria: troppo diversi i tempi e i metri di giudizio che ne derivano.
Per esempio, come giudicare un presidente come Gronchi? O come Cossiga o Antonio Segni? Se dovessimo basarci sulla stampa e sull'opinionismo dell'epoca, vedremmo attacchi molto trancianti, sia da parte della sinistra più radicale, sia dal PCI e dall'area liberalsocialista.
Di conseguenza, non ci sentiamo di affermare che Napolitano sia il peggiore, o tra i peggiori.
Certo però che una gran figura non la fa, e, dati i problemi che abbiamo, di una gran figura avremmo avuto un estremo bisogno.
In questo contesto, infatti, Napolitano sembra ripercorrere la storia di von Hindenburg, che nella Weimarer Republik fu rieletto per un secondo mandato, nel qualediede il via libera all'ascesa di Adolf Hitler.
Naturalmente, al primo impatto, il parallelo sembra una forzatura, perché siamo tratti in inganno dalla drammatizzazione che il tempo e le vicende successive conferiscono a quella storia.
Ma non c'è dubbio che ora, come allora, la svolta cruciale avviene in un momento di gravissima crisi economica e sociale.
Ora, come allora, è in piena ascesa un aggressivo populismo, e, allo stesso tempo, la sinistra è debole e divisa, indecisa a tutto.
Rimane da sperare che davvero "la storia si ripete in forma di farsa", e non di tragedia.